Migranti, rotta dei Balcani tutt’altro che chiusa: allarme dalla Serbia

Migranti, rotta dei Balcani tutt’altro che chiusa: allarme dalla Serbia (Foto Ansa)

BELGRADO – La rotta dei Balcani è tutt’altro che chiusa. A lanciare l’allarme è il ministro del Lavoro degli Affari sociali della Serbia, Aleksandr Vulin, che sottolinea come non siano state adottate misure politiche adeguate da parte dell’Unione europea.

“La rotta balcanica è sempre attiva e la Serbia non può far fronte da sola alle conseguenze della crisi migratoria”, ha detto dopo un colloquio a Bruxelles con Angelina Eichhorst, direttore per i Balcani occidentali e la Turchia al Servizio europeo di affari esterni, come racconta Mauro Manzin sul Piccolo.

A gioire della permanente apertura della rotta dei Balcani sono soprattutto i trafficanti di esseri umani e i passeur, che per qualche centinaio di euro nascondono nelle proprie auto o sui propri furgoni migranti che vogliono varcare il cuore dell’Europa e raggiungere, in particolare, Austria, Germania e Svezia.

I doganieri serbi in servizio al posto di blocco di Batrovci, al confine con la Croazia, hanno di recente fermato sette migranti illegali che tentavano di raggiungere la Germania nascosti su due camion. Su un tir greco sono stati trovati quattro clandestini afghani, altri tre su un camion macedone.

In Slovenia, al confine con la Croazia, sono stati fermati ventisei clandestini che cercavano di raggiungere l’Austria e la Germania. Quattro iracheni residenti in Europa sono stati arrestati dagli agenti sloveni dopo essere stati sorpresi a cercare di far passare in Slovenia dodici siriani, tra cui tre bambini. Per catturare i quattro si sono dovuti dispiegare elicotteri, agenti a cavallo e agenti con unità cinofile.

Sempre al valico tra Croazia e Slovenia sono stati fermati cinque afghani a bordo di un camion macedone. E poi eritrei, libici, marocchini, algerini. Insomma: la rotta balcanica è tutt’altro che chiusa.

Nel frattempo l‘Unicef lancia l’allarme per i minori non accompagnati:

“Centinaia di bambini non accompagnati sono ancora in movimento attraverso l’Europa del Sudest, nonostante la chiusura ufficiale delle frontiere, ma poco si sa sulla loro sorte. Troppo spesso i bambini non accompagnati scivolano tra le crepe del sistema di tutela dei minorenni e passano inosservati, non vengono registrati e non sono seguiti, esponendoli a gravi pericoli”,

ha detto Jean Claude Legrand, senior advisor regionale per la protezione dei minorenni presso l’Ufficio Regionale Unicef per l’Europa centrale e orientale e Asia centrale.

 

 

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Maria Elena Perrero