L'AJA, 3 GIU – Ratko Mladic, l'ex generale serbo bosniaco accusato dal Tpi di genocidio e crimini di guerra e contro l'umanita' per la guerra di Bosnia, si e' rifiutato di dichiararsi ''colpevole o innocente'', oggi alla sua prima apparizione davanti ai giudici dell'Aja, definendo le accuse ''ripugnanti'' e le parole contenute nell'atto di imputazione ''odiose'', ''mostruose''.
Il giudice olandese Alphons Orie ha quindi convocato, come previsto dalla procedura, una nuova udienza tra 30 giorni, il prossimo 4 luglio alle 10. L'ex ufficiale, 69 anni, si e' presentato in aula vestito con un completo grigio a righe, cravatta a quadrettini, e con un berretto da soldato in testa, che si e' poi tolto prima di fare le prime dichiarazioni. Ai giudici ha riservato un accenno di saluto militare. Pur dichiarandosi ''uomo estremamente malato'', sottoposto ''a forte stress'', Mladic e' apparso molto vigoroso, solo piu' magro rispetto alle foto che lo ritraggono durante l'assedio sanguinoso di Sarajevo e a dare ordini per il massacro dell'enclave bosniaca musulmana Srebrenica, dove 8000 ragazzi e uomini furono passati alle armi nel luglio del 1995. Ma molto piu' in forma di quanto la prima foto diffusa dopo la cattura a Lazareto, un villaggio a un centinaio di chilometri da Belgrado, poteva far credere.
Fin dall'inizio dell'udienza, durata poco meno di due ore, ha usato il tono fermo di chi ha passato una vita a gridare ordini: ''sono il generale Ratko Mladic'', si e' presentato. Poi ha contestato la data di nascita indicata dal tribunale. ''Non e' corretta: io sono nato il lunedi' di Pasqua del 1943 e non il 12 marzo del 1942'', ha precisato. Ha ascoltato con sguardo truce la lettura della sintesi del capo di imputazione di 37 pagine, che racchiude le 11 accuse di cui deve rendere conto, che il giudice gli ha imposto nonostante lui avesse detto di non volere sentirne neanche una parola.
Quando il magistrato ha menzionato le sue responsabilita' nell'assedio di Sarajevo e nella strage di Srebrenica, Mladic ha scosso vigorosamente la testa in segno di diniego e disapprovazione. Un sorriso ironico ha accompagnato la lettura dell'accusa sulla presa in ostaggio dei caschi blu dell'Onu che avevano il compito di difendere Srebrenica. Ma la parte piu' drammatica dell'udienza e' arrivata negli ultimi minuti, dopo una pausa dedicata ad una sessione privata chiesta da Mladic con il segno del ''time-out'' per parlare del suo stato di salute.
Approfittando della presenza dei giornalisti di ''tutto il mondo'', Mladic si e' lanciato in un comizio vero e proprio. ''Ho difeso il mio popolo, la mia terra…ora difendo me stesso davanti a voi. Voglio solo dire che io voglio vivere per mostrare che sono un uomo libero'', ha detto con voce piu' che fiera sprezzante. ''Quanto vivro', dipende da chi sta sopra di noi'', ha poi precisato. Le parole accompagnate da gesti ampi di entrambe le grandi mani, incluso quella destra colpita in seguito ad un'ischemia. ''Non ho ucciso individui in quanto musulmani o croati. Non ho ucciso in Libia o in Africa, ho solo difeso il mio paese'', ha ripetuto, assicurando che lui non ha paura di nessuno, neanche dei giornalisti.
Mladic ha riferito di essere stato trattato ''da tutti con dignita' e correttezza'' durante la sua fuga, si e' invece lamentato per il trattamento che gli sta riservando il Tpi. ''Cio' che mi da' fastidio di tutta questa procedura, lo devo dire, e' che avrei preferito essere ucciso dalla polizia in Serbia o in America piuttosto che leggere quello che e' stato scritto su di me'', ha spiegato. Infine, Mladic ha chiesto con tono imperativo di non essere aiutato a camminare dalle guardie del carcere. ''Posso camminare da solo: non voglio essere accompagnato o aiutato come fossi un uomo cieco''.
Il giudice e' intervenuto brevemente per ricordargli che deve rispondere al mondo di crimini di guerra, crimini contro l'umanita' e di genocidio. A ricordarglielo anche le madri di Srebrenica che davanti al Tribunale hanno invocato giustizia per figli e mariti e dentro l 'aula hanno gridato: Mladic macellaio.