C’é il fratello di una delle due kamikaze daghestane nella lista dei ricercati delle indagini sulla strage alle due stazioni del metrò di Mosca il 29 marzo, che ha fatto 40 vittime e 121 feriti. Lo riportano oggi i media russi. Anvar Sharipov, 34 anni, viveva a Mosca con sua moglie da alcuni anni, lavorava in una pompa di benzina, e avrebbe aiutato le due kamikaze a organizzare gli attacchi. Negli anni precedenti era stato arrestato nel suo villaggio per presunti legami con i ‘ribelli’ e poi amnistiato e scarcerato. Sua sorella Mariam Sharipova, 28 anni, si è fatta esplodere il giorno della strage alla stazione metropolitana della Lubianka.
Entrambi sono originari di Balahani, un villaggio del distretto di Untsukul, in alta montagna a nord del Daghestan. A denunciare la “scomparsa” di entrambi i fratelli è stato il padre, Rasul Magomedov. Mariam, un’insegnante di informatica laureata in psicologia, si era allontanata dalla casa paterna prima dell’attentato, secondo quando sostiene Magomedov, che l’ha riconosciuta in una foto su internet inviata da un conoscente via cellulare: c’era la sua testa mozzata con un foulard rosso che usava portare. Il fratello Anvar, invece, avrebbe smesso di rispondere alle chiamate del padre da venerdì scorso. Potrebbe essere lui l’uomo col berretto sportivo, di aspetto caucasico, immortalato dalle telecamere della metropolitana.
Ieri il capo del comitato investigativo russo Alexander Bastrikin aveva dichiarato che a Balahani e Kostek, i due villaggi daghestani dove vivevano le ragazze kamikaze, sarebbero state trovate prove del fatto che i ribelli vi si nascondevano. Nel frattempo, le autorità locali informano che nel distretto di Untsukul e in altre zone del Daghestan sono in corso massicce operazioni speciali antiterrorismo alla ricerca dei ribelli. Un viaggio organizzato per la stampa nella repubblica è stato annullato per “alta probabilità di attentati” indicata dal ministero degli interni daghestano.
Intanto nella vicina Inguscezia, 3 militanti sono stati uccisi dalle forze dell’ordine nel villaggio di Ekazhevo, dove a marzo era stato liquidato il leader guerrigliero Said Buriatski, dopo un aspro confronto: una donna, pare la moglie di una delle tre vittime, si sarebbe diretta contro la polizia aprendo il fuoco con una pistola e lasciando poi esplodere un granata che ha ucciso il capo del dipartimento affari interni di Nazran. La donna è stata uccisa dal fuoco di risposta degli agenti.
