CHIOMONTE (TORINO), 31 MAG – ''Se non arrivano entro la mezzanotte di oggi, abbiamo vinto. Questa partita non ha tempi supplementari''. Al quartier generale del movimento No Tav, sotto un enorme tendone militare, gli oppositori della Torino-Lione fanno il conto alla rovescia, nel loro presidio ad oltranza sulla montagna sopra Chiomonte. Scrutano l'orizzonte per vedere se arrivano forze dell'ordine o le squadre delle ditte incaricate dei primi lavori. Ma, finora, tutto e' tranquillo, la quiete e' assoluta sotto la pioggia. Oggi e' il 31 maggio, data considerata fatidica, da sempre indicata come la scadenza per l'avvio dei lavori al cantiere del tunnel esplorativo della Maddalena, pena la perdita dei finanziamenti dell'Unione Europea. Forse non e' proprio cosi', ma Gigi Richetto, uno dei volti storici del movimento (''C'ero gia' – racconta – 22 anni fa quando e' nato''), non ha dubbi, come molti altri: ''Questa Tav non la faranno – dice – non possono farla. E ci sono tanti motivi razionali per non realizzarla, peccato che su questo punto i proponenti non abbiano abbiano mai voluto confrontarsi con noi''. Richetto li elenca, questi motivi per l'opposizione alla nuova Torino-Lione, seduto a un tavolo al quale e' stata appesa una bandiera arancione con la scritta 'Viva il sindaco No Tav di Napoli!. ''Innanzitutto, visto che tutti parlano di lavoro – dice – le ragioni per dire No alla Tav sono economiche: per pochi occupati nei cantieri, ci saranno decine di attivita' costrette a chiudere, dall'agricoltura all'artigianato, compreso lo stesso turismo: una valle disastrata non ha piu' appeal''. E poi ci sono i motivi ambientali e sanitari: ''Queste rocce sono piene di uranio, asbesto e radon che si sprigionera' nell'aria aumentando ancora il numero dei tumori, che in Valle di Susa e' gia' piu' alto che altrove''. Decine di persone si aggirano sul piazzale della Maddalena, dove ''c'e' una dispensa di viveri – dice una donna con orgoglio – che ci basterebbe per due mesi''. ''Di notte siamo un migliaio – aggiunge Richetto – come sempre impegnati nella nostra resistenza passiva. Il movimento ha tante anime, ma quel che ci accomuna e' la difesa del territorio, della nostra vita''. Oggi, poco piu' a valle, c'e' stato il presidio della Cisl a difesa dei lavoratori: ''Ma la verita' di cosa e' successo lunedi' 23 maggio – prosegue Richetto – e' un'altra: il bersaglio del lancio dei sassi era la telecamera dell'autostrada, non di certo gli operai, che non hanno mai rischiato di essere colpiti''. La 'resistenza della Valle di Susa' prosegue: al check-point in fondo alla Valle Clarea, come sempre da una settimana, i cancelli si chiuderanno alle 23. Di notte da li' non puo' transitare nessuno senza il lasciapassare del movimento No Tav. Si aspetta la mezzanotte, ''ma mi sa che la data del 31 maggio e' una bufala – mormora un giovane -; noi comunque siamo qui, sempre. E speriamo che davvero capiscano che questa Tav non si deve fare, anche perche' questa valle, dopo i 20 anni di cantieri dell'autostrada, non merita un altro sfregio. Se la vogliono chiudere rendendola inabitata, lo dicano''.
