Olanda: morta la donna che salvò il diario di Anna Frank

E’ morta a 100 anni Miep Gies, la donna che custodì il diario di Anna Frank. La donna era l’ultima sopravvissuta del gruppo che per due anni, tra il 1942 e il 1944, aiutò Anna, la sorella, i suoi genitori e altri quattro ebrei a fuggire dalla furia nazista, nascondendoli al numero 263 di Prisengracht, ad Amsterdam.

La donna trascorreva i suoi ultimi anni in una casa di riposo in Olanda ed è deceduta per i postumi di una caduta alla vigilia di Natale.

Nata a Vienna nel 1909, si era trasferita a Leida nel 1920. Nel febbraio 2009, quando aveva festeggiato il suo centesimo compleanno, lucida e modesta come sempre aveva ripetuto di non sentirsi affatto un’eroina ed aveva detto anzi che altri avevano fatto molto più di lei per cercare di proteggere gli ebrei dalle persecuzioni naziste.

Nel 1922 ad Amsterdam incontrò Otto Frank, il padre di Anna, che l’assunse nella sua azienda, la Opekta, che produceva preparati per marmellate. Divenne una stretta amica di famiglia e assieme al marito fu ospite regolare di casa Frank.

Con il marito e alcuni colleghi, dopo l’invasione nazista dell’Olanda aiutò a nascondere Edith e Otto Frank, le loro figlie Margot e Anne e altri ebrei che temevano di essere deportati nell’Achterhuis, un appartamentino segreto posto sopra gli uffici dell’Opekta, nella parte ovest di Amsterdam.

Il nascondiglio venne scoperto la mattina del 4 agosto 1944 in seguito alla soffiata di un anonimo informatore della Gestapo. Gli occupanti furono tutti arrestati. Miep Gies fu lasciata andare perché l’ufficiale addetto alla perquisizione era austriaco come lei. Nell’appartamento rimasto vuoto Miep Gies trovò poi il diario di Anna e lo nascose in uno scrittoio pensando che la ragazzina sarebbe ritornata.

Al termine della guerra, quando venne a sapere che era morta di tifo nel campo di Bergen-Belsen, consegnò l’insieme di fogli e taccuini all’unico superstite della famiglia, il padre di Anna, che li organizzò in un diario e li pubblicò nel 1947.

Assieme al marito Jan, Miep diventò una sorta di ambasciatrice alla memoria di Anna e del suo diario, una delle testimonianze più toccanti degli orrori dell’Olocausto. Si adoperò molto anche contro i cosiddetti negazionisti e contro quanti sostenevano che quello scritto era un falso.

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