KIEV – Duemila fosse comuni sparse per l’Ucraina, dentro quello che resta di un milione e mezzo di ebrei uccisi dai nazisti, una pagina di storia di cui ancora si sa poco, anche per l’omertà dell‘ex Urss. Padre Patrick Desbois, un prete cattolico, ha fatto un lavoro certosino per restituire alla memoria le storie degli ebrei ucraini.
Quello ucraino è chiamato “Olocausto dei proiettili“, perché in questo Paese i nazisti non fecero sterminio con le camere a gas ma con esecuzioni sommarie, anche di donne e bambini. Scrive Federica Macagnone del Messaggero:
Adesso la verità si fa strade tra il cumulo di silenzio che ha regnato per anni. «Fino all’avvento di Gorbaciov, sotto l’Urss non si è mai parlato dell’Olocausto degli ebrei, l’Olocausto fu ignorato in Unione Sovietica – ha dichiarato Alla Gerber, storica e scrittrice, presidente della Fondazione Holocaust di Mosca, la cui famiglia è stata sterminata dai nazisti – Gli ebrei ammazzati dai nazisti durante l’occupazione tedesca venivano citati come russi caduti durante la Guerra di liberazione. Solo ora comincia a prendere corpo un vero e proprio archivio della Shoah. Stalin prima tradì gli ebrei per dimostrare amicizia a Hitler, poi per nascondere le proprie responsabilità nei pogrom (cioè i massacri antisemiti). I comunisti, successivamente, hanno cancellato l’Olocausto per coprire le proprie stragi e per non ammettere la diffusa complicità popolare nella Shoah per mano dei collaborazionisti». Padre Patrick Desbois, adesso, si è messo alla ricerca della verità per fare giustizia su quelle morti, seguendo i racconti del nonno, prigioniero di guerra tenuto in un campo di concentramento dai nazisti nel Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale: in poco tempo ha scoperto, tramite i racconti dei testimoni, che tante persone venivano uccise per divertimento, per rabbia, per noia, per ubriachezza o per violentare le ragazze.