Omicidio Claps. “Restivo uccise anche Heater Barnett”, le prove dei pm inglesi

Elisa Claps

WINCHESTER (INGHILTERRA) – Un delitto pianificato a sangue freddo. Quasi nessun errore. E poi un lungo braccio di ferro con gli inquirenti britannici, che cercano di coglierlo in fallo, dettaglio dopo dettaglio, come in una lunga partita a scacchi giocata a distanza. E’ il quadro che emerge dopo le prime ore di dibattimento all’aula numero 2 del tribunale di Winchester, dove Danilo Restivo deve difendersi dall’accusa di omicidio. Per il pm Michael Bowes dubbi non ce ne sono. Sarebbe lui il killer di Heather Barnett. E anche di Elisa Claps: «le similitudini sono pazzesche, opera di una mano sola».

Ecco dunque perche’ i detective di sua Maesta’ hanno voluto acquisire il materiale probatorio emerso durante le indagini dei colleghi della Procura di Salerno: per dipingere alla giuria un quadro completo. «Non vi chiediamo di emettere un verdetto sul caso di Elisa Claps, un crimine su cui non abbiamo la giurisdizione. Ma di considerare il quadro complessivo delle prove». Il reggiseno, ad esempio. Tagliato o strappato – in entrambi i casi – nella parte anteriore, tra le coppe. O i pantaloni, abbassati fino a mostrare un accenno di peli pubici. O i capelli tagliati – sparsi intorno al corpo, nel caso di Elisa, infilati nelle mani esangui, in quello della Barnett. Ma ci sara’ tempo di parlare dell’omicidio di Potenza. Oggi, a Winchester, si parte dall’inizio. Quel mattino del 12 novembre Heather Barnett apri’ la porta al suo assassino. Le chiavi furono trovate all’interno dell’abitazione. Dunque lo conosceva. Una settimana prima Restivo l’aveva contattata per farsi fare delle tende. Per l’accusa e’ un pretesto. Stando alla ricostruzione dell’anatomopatologo la sarta venne aggredita mentre dava le spalle al suo assalitore, con violenti colpi alla testa – almeno 10. Quindi trascinata in bagno.

Qui avvengono le mutilazioni – i seni sono asportati e appoggiati vicino al capo. L’assassino, per non lasciare tracce, si cambia le scarpe. Secondo i pm, nel farlo, si macchia i piedi col sangue. Quando la polizia va a bussare alla sua porta, il 17 novembre, chiede a Restivo di mostrare le calzature che indossava il giorno dell’omicidio: un paio di Nike grige. Le trovano a bagno nella candeggina. Mossa che insospettisce i detective. Che le sequestrano. Le analisi condotte con il Leuco-Crystal Violet (LCV), sostanza chimica che reagisce ai globuli rossi, rivelano che all’interno di quelle Nike c’era del sangue. Ma estrarre il dna e’ impossibile, la candeggina l’ha distrutto. «Restivo sapeva che la polizia si era insospettiva e ha deciso di rimuovere le prove», accusa Bowes.

Intercettazioni condotte il 17 ottobre del 2009 rivelano l’importanza di questo dettaglio. «Mettere le scarpe a bagno nella candeggina non ha certo aiutato no?», dice a Restivo la moglie Fiamma Marsango. «Posso sempre dire che credevo fosse sapone, che non conoscevo la parola in inglese», risponde lui. «Ma va, e l’odore?», taglia corto lei. Altra prova fondamentale, per i pm, sono tracce di dna trovate su un asciugamano nell’abitazione della Barnett. Oltre al sangue della vittima gli esperti hanno trovato campioni di pelle compatibili al profilo genetico di Restivo: la probabilita’ che appartengano a un’altra persona o a un parente dell’ex potentino sarebbe una su 57mila. Di questo asciugamano Restivo, nei vari interrogatori effettuati prima dell’arresto dell’anno scorso non ha mai parlato. Quando gliel’hanno contestato, ha detto di averlo dato lui alla Barnett per avere un riferimento sul colore delle tende. E di non averne mai fatto menzione perche’ ormai non si fidava piu’ della polizia britannica. «E’ una menzogna», chiude secco il pm.

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