GB, LONDRA -Una galleria dell’orrore. Che sul più noto sito di vendite on line, eBay, veniva presentata quasi come l’occasione imperdibile di accaparrarsi rari ‘souvenir’. Ma quello che ricordano ĆØ solo il viaggio agli inferi dell’umanitĆ in uno dei momenti più bui della storia, l’Olocausto. CosƬ eBay ĆØ stata costretta a scusarsi e a ritirare i 30 oggetti, tra cui un’uniforme a righe da prigioniero che sarebbe appartenuta ad un panettiere polacco morto ad Auschwitz, messa all’asta per circa 13 mila euro.
A garanzia di autenticitĆ , quella ‘divisa della morte’ sul sito veniva corredata da una fotografia ingiallita di prigionieri che ne indossavano una identica. E poi spazzolini da denti rinvenuti nei campi di concentramento, le gialle stelle di David che gli ebrei erano costretti ad esibire come segno di riconoscimento durante la Seconda guerra mondiale, gli zoccoli di legno delle donne deportate. La vicenda ĆØ venuta alla luce in seguito ad un’inchiesta del domenicale britannico Mail on Sunday.
Poche ore dopo la pubblicazione, eBay era giĆ travolta da un fiume di proteste, indignazione e shock, che hanno costretto i vertici del sito alle scuse pubbliche. Al ritiro immediato della macabra mercanzia e al gesto simbolico di devolvere 25mila sterline (circa 30mila euro) in beneficienza, per ‘espiare’ una negligenza difficile da giustificare. Il sito afferma che la vendita degli oggetti ĆØ sfuggita al controllo solito che eBay effettua, che in qualche modo ĆØ passata tra le maglie non sempre strettissime della rete. E questo nonostante eBay riceva comunque una commissione sulla merce che viene venduta attraverso il suo sito, sottolinea il Mail.
La societĆ di vendite online (il cui primo presidente ĆØ stato il canadese Jeffrey Skoll, appartenente ad una famiglia ebraica, dettaglio paradossale alla luce di questa vicenda) assicura di ignorare da quanto tempo vendite del genere transitino sul suo sito, da quanto presti la sua potente piattaforma a questi venditori di ‘souvenir dell’orrore’, anche se ancora il Mail ricorda come un ‘dealer’ di oggetti nazisti si era vantato di aver venduto per migliaia di sterline giĆ un anno fa una divisa da detenuto di Auschwitz.
Rimane poi lo sconcertante quesito su chi e perchĆØ possa pensare di guadagnare vendendo simili oggetti del male. Uno degli inserzionisti citati dal Mail ĆØ Viktor Kempf, un ucraino che vive a Vancouver, in Canada, e dichiara di essere uno storico. Si preoccupa soprattutto di insistere sul fatto che gli oggetti siano autentici, che li ha recuperati da un fidato commerciante in America. E poi afferma che, pur riconoscendo come la gente possa considerare la vendita “sbagliata”, per lui, discendente di una vittima dell’Olocausto, quegli oggetti fanno parte di una ricerca per un libro cui sta lavorando e che che lui stesso li acquisterebbe, “proprio per ricordare quelle vittime”
