LONDRA, 2 DIC – Mentre la Scozia dichiara guerra all'alcol, uno dei suoi prodotti nazionali, il whisky, va ruba all'estero. Ancor prima dell'arrivo dei dati di Natale e Capodanno, le esportazioni di whisky sono salite del 23 per cento rispetto all'anno scorso quando i 3,4 milioni di sterline in bottiglie vendute aveva stabilito un record storico per la Scotch Whisky Association. Le ragioni dell'aumento spettacolare, che rischia di lasciare a secco per eccesso di domanda alcune distillerie e produttori, sono state individuate nella crescita di una middle class abbiente e consapevole della propria immagine soprattutto in Asia e in America Latina.
Secondo la Scotch Whisky Association il boom di vendite di Johnny Walker (il marchio best seller) e affini significa guadagni di 125 sterline al secondo per la bilancia dei pagamenti del Regno Unito facendo del whisky una delle esportazioni piu' ''stellari'' per i prodotti 'made in the Uk'. Il successo del whisky coincide con una corsa della Scozia a cercare di ridurre il consumo degli alcolici tra i suoi abitanti. Ogni sabato in una citta' come Glasgow circa 75 mila persone invadono i pub e molti di loro finiscono la serata al pronto soccorso se non al commissariato. Gli scozzesi consumano un quarto di alcolici in piu' dei loro connazionali in Inghilterra o Galles e le morti per problemi legati al consumo eccessivo sono piu' che triplicate dagli anni Ottanta. L'abuso di birra e whisky, responsabili in una buona meta' di tutti i casi di omicidio, costa alla Scozia 3,6 miliardi di sterline all'anno, una cifra che ha indotto le autorita' a correre ai ripari.
Tra le misure che stanno per essere introdotte, nel 2012 ai condannati per reati connessi agli alcolici verra' imposto di indossare un 'braccialetto registra-etanolo' in grado di monitorare la percentuale di alcol nel sudore di chi lo porta. Ma la misura piu' significativa e ancora in discussione al Parlamento scozzese e' l'introduzione di un prezzo minimo per gli alcolici a 50 centesimi per unita'. I produttori sono decisamente contrari: secondo la Scottish Whisky Association, che e' pronta ad andare in tribunale per difendere lo status quo, il prezzo minimo in Scozia creerebbe un precedente per altri paesi decisi a imporre dazi sui superalcolici a difesa dei loro prodotti nazionali.
