SARAJEVO – A Srebrenica non vi fu alcun genocidio. Lo ha asserito il leader serbo bosniaco, Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska (Rs, l'entita' a maggioranza serba di Bosnia), che oggi si e' misurato in un acceso dibattito col leader del Partito liberaldemocratico della Serbia (Ldp) Cedomir Jovanovic.
Il confronto, avvenuto negli studi della Tanjug a Belgrado, e' stato seguito in diretta con grande interesse anche in Bosnia e ripreso dai media locali. Dodik ha definito una falsita' l'affermazione di Jovanovic, pronunciata durante il fine settimana alla direzione del suo partito, che la Rs e' "fondata sul genocidio". Il leader serbo bosniaco ha detto di essere venuto a Belgrado per dire a Jovanovic che ha insultato i serbi della Rs che, ha osservato, e' stata creata prima del conflitto in Bosnia, e proclamata il 9 gennaio 1992, tre anni prima del massacro di Srebrenica.
''Non ho mai riconosciuto che quello di Srebrenica sia stato un genocidio'', ha detto Dodik dicendosi contrario a questa definizione del Tribunale internazionale dell'Aja per crimini di guerra nell'ex Jugoslavia (Tpi). Jovanovic ha detto di aver pronunciato quella frase perche' ''mi preoccupo del mio Paese, che tre mesi prima delle elezioni ha il diritto di formulare e aprire tutte le questioni, sulle nostre responsabilita' e quelle altrui, perche' la Serbia cessi finalmente di essere quello che e' da anni: la fonte di tutti i problemi regionali''.
Il leader del Ldp ha invitato Dodik a non fregiarsi delle gesta di Radovan Karadzic o di Ratko Mladic, entrambi sotto processo per genocidio all'Aja, ma del giovane serbo di Trebinje Srdjan Aleksic, ucciso nel 1992 perche' difendeva l'amico musulmano.
''L'ultima fase di ogni genocidio e' la negazione'', ha commentato oggi Emir Suljagic, uno dei sopravvissuti del massacro da parte dei serbi di oltre 8.000 musulmani di Srebrenica dell'estate 1995. Suljagic, all'epoca interprete al servizio dei caschi blu dell'Onu, si e' chiesto oggi ''come puo' Dodik, dopo questo, essere un interlocutore accettabile per chiunque nelle regione o la comunita' internazionale''.
Il partito democratico serbo (Sds, nazionalista) ha criticato invece Dodik per aver accettato di discutere con Jovanovic ''una figura marginale sulla scena politica della Serbia'', invece di chiedere le scuse del governo di Belgrado, e lo ha accusato di aver cosi' sminuito la carica di presidente della Rs.