Svizzera. Detenuto morto in cella, audio accusa le guardie

Crescono le polemiche in Svizzera per la morte in cella di un giovane detenuto, rimasto asfissiato la notte dell’11 marzo in un incendio da lui stesso appiccato al materasso e, secondo alcuni, non soccorso in tempo dalle guardie. Trascritte dalla stampa e in parte disponibili in audio su Internet, le conversazioni tra la polizia e la prigione durante il dramma sembrano mettere in luce la lentezza dei soccorsi e il disprezzo nei confronti del prigioniero, uno svizzero di 30 anni. Le autorità hanno aperto inchieste sull’accaduto e per violazione del segreto istruttorio.

Il detenuto Skander Vogt è rimasto intossicato dal fumo di un incendio da lui stesso appiccato al materasso della sua cella nel penitenziario di Bochuz (cantone di Vaud, ovest). Nelle conversazioni tra la poliziotti e la prigione, secondo la trascrizione del quotidiano “Le Matin”, gli agenti hanno definito il detenuto un “connard” (stronzo) e affermato che poteva anche “crepare”. L’intervento è inoltre giunto quando il detenuto era già da tempo incosciente.

Nei giorni scorsi, le autorità e il comandante della polizia cantonale si sono scusati con la famiglia del defunto per le frasi “spiacevoli e inadeguate” dei funzionari. L’uomo era considerato pericoloso e le direttive prevedono in tal caso la presenza di un gruppo di elite della polizia, è stato spiegato.

Published by
admin