STRASBURGO – La Svizzera non può respingere i rifugiati in Italia: lo stabilisce la Corte Europea condannando…l’Italia. Sì, perché i giudici europei avevano giusto stabilito che l’Italia non è un Paese che offre sufficienti garanzie ai rifugiati politici.
Proprio per questo, la tesi dei giudici, la Svizzera non può rimandare i rifugiati in un Paese che non può soddisfare i loro bisogni e le loro richieste.
Claudio Del Frate sul Corriere della Sera spiega:
«I richiedenti asilo politico rischiano di restare senza un luogo in cui abitare o di essere alloggiati in strutture insalubri». È una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è un verdetto che condanna la Svizzera ma che al tempo stesso muove pesanti moniti all’Italia.
Il 4 novembre scorso i giudici di Strasburgo con il provvedimento 326 del 2014, hanno ordinato allo stato elvetico di non rimandare in Italia una famiglia di afghani (genitori e quattro figli minorenni) arrivata in Europa dopo un’odissea su barconi, camion e treni proprio perché quei profughi, nel caso venissero restituiti all’Italia, rischiano di non avere un’adeguata assistenza umanitaria.
Il caso specifico su cui la Corte Europea si è espressa riguarda una famiglia di afghani, padre, madre e sei figli nati tra il 1999 e il 2012, che al momento vivono in Svizzera. La famiglia era arrivata sulle coste calabresi nel 2011 dall’Iran e quindi, in base al regolamento di Dublino, il Paese competente per decidere della loro richiesta d’asilo era l’Italia.
Ma la famiglia preferì recarsi prima in Austria e poi in Svizzera per vedersi riconosciuto questo diritto, temendo che in Italia le condizioni di vita sarebbero state inadatte, soprattutto per i bambini.
E la Corte europea dei diritti umani gli ha dato oggi ragione. I giudici hanno infatti stabilito, in una sentenza definitiva, che qualora il governo svizzero dovesse rinviare la famiglia in Italia senza prima aver ricevuto da questa dettagliate informazioni su dove e come la famiglia verrebbe alloggiata, si concretizzerebbe una violazione del loro diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti.
Secondo i giudici, “non è infondato ritenere che i richiedenti asilo rinviati adesso in Italia da altri Paesi europei, in base al regolamento di Dublino, corrano il rischio di restare senza un luogo dove abitare o che siano alloggiati in strutture insalubri e dove si verificano episodi di violenza”.
E’ la prima volta che la Corte di Strasburgo si pronuncia contro un invio in Italia di richiedenti asilo da un altro Paese europeo. Una decisione simile finora era stata presa solo nei confronti della Grecia. In base alle informazioni fornite dalla Corte di Strasburgo ci sono circa 20 ricorsi pendenti simili a quello della famiglia afghana.