La Svizzera torna al boia? Primo ok al referendum sulla pena di morte

Guardando la cartina geografica, la Svizzera potrebbe presto diventare il primo Paese europeo ad avere la pena di morte. Per ora questo scenario è ancora lontano, ma nel Paese è arrivato ieri il primo via libera formale all’iniziativa popolare che vuole ripristinare la pena capitale per chi si macchia di un assassinio accompagnato da abusi sessuali: i promotori del controverso testo possono infatti avviare la raccolta delle firme necessarie per sottoporlo al voto popolare, ha stabilito a Berna la Cancelleria federale, competente in materia.

La domanda di iniziativa ”soddisfa formalmente le esigenze legali”, scrive la Cancelleria cui non spetta l’esame del contenuto del testo. ”La validità dell’iniziativa – si precisa – verrà esaminata dall’Assemblea federale (parlamento) in caso di riuscita formale”, della raccolta delle 100mila firme entro i prossimi 18 mesi.

Intitolato ”Pena di morte in caso di assassinio in concorso con abusi sessuali”, il testo afferma che ”chiunque commette un omicidio intenzionale o un assassinio, in concorso con atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale o violenza carnale, perde il diritto alla vita ed è punito con la pena di morte”.

Secondo il promotore principale Marcel Graf, le persone all’origine del progetto non fanno parte di un movimento politico, ma sono parenti o conoscenti di una vittima. Il parlamento svizzero potrà invalidare il testo, che ha già scatenato una valanga di reazioni, se si dovesse ritenere che viola il diritto internazionale imperativo.

La Svizzera ha abolito la pena di morte nel diritto civile nel 1942 e nel codice penale militare nel 1992. Nel 1985 – ricorda l’agenzia di stampa svizzera Ats – era stata lanciata un’iniziativa per la reintrodurre la pena di morte per i trafficanti di droga. Ma i promotori non erano riusciti a riunire in tempo utile le firme necessarie.

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