
Traghetto Estonia, riaperto il caso 26 anni dopo il naufragio: fu affondata dall'esercito russo?
Nel 1994, la nave traghetto Estonia naufragò nel Mar Baltico durante un viaggio tra Tallinn e Stoccolma. Delle 989 persone a bordo, ne sopravvissero solo 137.
Un video del 2019 girato da un drone sul fondo del mare rivela che a scatenare la tragedia, potrebbe essere stato un buco nello scafo largo circa 4 metri, il che ha scatenato una teoria esplosiva secondo cui l’esercito russo avrebbe affondato la nave per fermare il contrabbando di tecnologia militare sovietica
La scoperta ha spinto Juri Ratas, primo ministro estone – lo stato baltico da cui prende il nome la nave – a chiedere una nuova indagine sul naufragio.
Il naufragio della nave traghetto Estonia nel 1994
L’Estonia era a circa cinque ore di viaggio notturno da Tallinn, capitale dell’Estonia, verso Stoccolma in Svezia, quando il capitano, Arvo Andresson, notò i primi segnali di difficoltà.
La nave aveva iniziato a inclinarsi a dritta e, mentre solcava le onde sollevate dai venti di burrasca fino a un’altezza di 6 metri, continuava a inclinarsi progressivamente.
All’1.20 di quella notte di settembre del 1994, fu lanciato l’allarme e due minuti dopo fu inviato il primo triplice segnale di “Mayday” ad altre navi della zona.
L’Estonia continuò a inclinarsi e i passeggeri non furono in grado di mettersi in salvo. All’1.50 la nave sparì dal radar.
Quando arrivarono i primi soccorsi l’Estonia era affondata, a poppa, in soli 25 minuti e giaceva sul fondo del mare a circa 85 metri sotto le fredde acque del Baltico.
Dei suoi 989 passeggeri e membri dell’equipaggio, solo 137 sopravvissero e il bilancio delle vittime fece notizia sui giornali di tutto il mondo.
Dopo il Titanic, con 852 vittime, è stato il secondo più mortale naufragio in tempo di pace di una nave europea.
Tre anni dopo, l’indagine ufficiale sulla causa del disastro concluse che il naufragio fu causato da un malfunzionamento dei portelloni di prua, che si sarebbero spalancati durante il viaggio, mentre infuriava una tempesta, facendo entrare nella nave una quantità d’acqua tale da causare il l’affondamento.
Scoperto uno squarcio nello scafo della nave
Una nuova e sensazionale indagine sulle circostanze del naufragio della nave sta ribaltando il risultato precedente.
Un sottomarino telecomandato e dotato di telecamera inviato da una troupe di documentari televisivi, nel settembre 2019 ha ripreso un buco nello scafo.
Una nuova indagine sul naufragio è stata accolta con favore dall’unico sopravvissuto britannico dell’Estonia, l’architetto paesaggista di 61 anni Paul Barney, che ritiene che il governo britannico abbia oscuri segreti nascosti nel relitto.
I suoi sospetti sono comprensibili. È rimasto sempre un po’ un mistero il motivo per cui la Gran Bretagna sia stato l’unico paese non baltico a firmare l’accordo con l’Estonia del 1995, che ha qualificato il relitto come tomba marina e ha vietato a chiunque di avvicinarsi, che fossero subacquei curiosi, investigatori indipendenti o giornalisti.
Gli altri firmatari – Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Polonia e Russia, i cui cittadini rappresentavano la maggior parte delle vittime – nella vicenda avevano evidenti interessi nazionali e geografici.
Ma il Regno Unito, che aveva a bordo solo due dei suoi cittadini, non ha mai rivelato se avesse un interesse nel disastro e perché ha deciso che il relitto non doveva mai essere rivisitato.
Barney sta facendo i conti con una storia che coinvolge spie, segreti militari e insabbiamenti che non sarebbero fuori luogo nelle pagine di un romanzo di John le Carré.
“Da più di 20 anni i sopravvissuti e le famiglie dei morti aspettano alcune risposte su ciò che è realmente accaduto”, dice Barney. “Forse la prospettiva di un’adeguata indagine costringerà il governo britannico a dire finalmente la verità sull’Estonia e su quale sia stato realmente il nostro coinvolgimento. Non era un segreto che la tecnologia militare sovietica fosse stata acquistata e contrabbandata dopo il crollo dell’Unione Sovietica e che l’Estonia era il canale. Perché la Gran Bretagna è stata l’unico Paese non baltico a firmare il trattato per lasciare intatto il relitto e per vietare un’adeguata indagine su uno dei peggiori disastri marittimi del mondo? È bizzarro. L’unica spiegazione può essere militare. Non abbiamo mai avuto una spiegazione ed è giunto il momento di farlo”.
Il governo svedese acconsente a nuovi rilievi
Sulla scia della richiesta estone di un’indagine, il governo svedese sta organizzando una propria indagine sui risultati fatti da un team di cineasti norvegesi nel loro esauriente documentario in cinque parti “Estonia: The Find That Changes Everything”, che è solo ora viene trasmesso sul canale Discovery + nel Regno Unito.
Il documentario rivela che un rapporto ufficiale svedese ha ammesso che nelle settimane precedenti al naufragio, l’ Estonia era stata utilizzata dalle forze svedesi per contrabbandare tecnologia militare russa fuori dalla capitale estone di Tallinn.
Riporta inoltre le accuse fatte dal capo della dogana svedese Lennart Henriksson secondo cui l’MI6 era stato coinvolto in questa operazione di contrabbando altamente sensibile e potenzialmente molto pericolosa.
Il documentario cita l’agente dell’MI6 Richard Tomlinson a conferma di questa storia fatta a un giornalista nel 1998.
Le prove di Tomlinson sono supportate da un altro agente non identificato dell’MI6, che ha affermato che il traghetto trasportava informazioni su un programma missilistico balistico russo allora all’avanguardia.
L’agente ha inoltre detto che i russi avevano avvertito l’Occidente di porre fine alle attività di contrabbando o avrebbe affrontato conseguenze non meglio specificate.
Nel documentario due testimoni affermano di aver visto, il giorno della partenza della nave da Tallin, dei camion militari e soldati presenti in Estonia.
Il regista svedese Henrik Evertsson, che vive in Norvegia, sostiene che il suo team non è riuscito a trovare nessuno che potesse spiegare perché il governo britannico è stato l’unico non baltico a firmare il trattato con l’Estonia.
“Abbiamo inviato un drone sottomarino perché ritenevamo importante scoprire cosa fosse successo allo scafo, nonostante fosse legalmente vietato. Sullo scafo, nel lato di tribordo, c’era un enorme buco alto almeno 4 metri e largo 1,2. Era così grande che inizialmente abbiamo pensato fossero scomparsi due terzi dello scafo. Un esperto di esplosivi navali e un accademico universitario esperto di massa e velocità hanno visionato il filmato. Pensiamo sia stata una sorta di collisione, ma non è chiaro con cosa”. (Fonte: Daily Mail)
