KIEV – Circa 60 mila persone si sono riunite in Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza nel centro di Kiev da circa due mesi e mezzo cuore delle proteste europeiste e antigovernative.
Sul palco in piazza sono presenti i principali leader dell’opposizione parlamentare. La manifestazione è iniziata con l’inno nazionale ucraino, cantato come sempre con partecipazione dalla folla. Agli ingressi delle barricate innalzate a difesa della piazza già a inizio dicembre sono presenti i soliti ambulanti che vendono bandiere ucraine, sciarpe con i colori nazionali o rosse e nere come la bandiera dell’Upa, l’Armata Insurrezionale d’Ucraina che inizialmente appoggiò l’invasore nazista durante la Seconda guerra mondiale, e da qualche settimana anche passamontagna.
E proprio Upa si chiama uno dei tanti gruppi paramilitari nazionalisti presenti a Maidan e dintorni, uno dei suoi militanti, sui vent’anni, oltre alla mimetica e a quello che sembra un giubbotto anti-proiettili, ha con sé anche una pistola, e dice di essere pronto a usarla e a “morire combattendo se necessario”. “Siamo qui per dare un futuro migliore ai nostri figli – dice un altro paramilitare, sui quarant’anni -, noi non siamo fascisti: i fascisti sono quelli al governo che hanno represso le manifestazioni pacifiche con i manganelli. La Rivoluzione è l’unico modo per mandare a casa ‘Bandukovich’ (uno dei tanti modi in cui gli antigovernativi chiamano il presidente Viktor Ianukovich: un ‘bandito’ secondo loro)”.
Tra i manifestanti pacifici in piazza Indipendenza c’è preoccupazione per l’incontro di venerdì sera tra Putin e Ianukovich del quale non è trapelato praticamente nulla. “Un pessimo segno – sostiene Igor, sulla cinquantina -, per il governo russo noi siamo tutti fuorilegge e fascisti, e il Cremlino se potesse manderebbe qui i carri armati per riportare l’Ucraina sotto il suo controllo”. Secondo Lena, 25 anni, Mosca vuole far pressione sugli “oligarchi che proteggono e controllano Ianukovich” e per questo è tornata a bloccare le importazioni di alcuni prodotti: “è un primo avvertimento”, sostiene.