Ucraina. Polizia fa irruzione nella sede del partito di Iulia Timoshenko

Ucraina, nuova protesta in piazza a Kiev pro Ue (Foto LaPresse)

KIEV – Sale pericolosamente la tensione a Kiev. Si avvicina la scadenza dei cinque giorni concessi ai manifestanti pro-Ue per sgomberare i palazzi occupati e le strade innevate attorno alla centralissima piazza Maidan si riempiono di centinaia di poliziotti armati di scudi e manganelli, che oggi hanno già iniziato a smontare parte delle barricate erette vicino la sede del governo.

La prima denuncia di violenza è arrivata però dal partito della leader dell’opposizione in carcere, Iulia Timoshenko, secondo cui degli agenti armati di pistola hanno fatto irruzione nella sede del movimento politico. Stando alla portavoce di ‘Iulia’, Natalia Lisova, erano più di 20, probabilmente appartenenti alle forze speciali ‘Berkut’, e hanno sfondato la porta e distrutto dei computer. La polizia però smentisce e sostiene di non aver effettuato alcuna operazione nella sede del partito ‘Patria’.

Intanto in piazza e nei palazzi occupati (il municipio e la sede dei sindacati), migliaia di ‘europeisti’ si preparano allo scontro con la polizia. Hanno rafforzato le barricate per ore e adesso da lì scrutano gli agenti in assetto antisommossa. Molti di loro indossano un casco o un elmetto militare per proteggersi dalle manganellate e sono armati di bastoni o addirittura di spranghe di ferro.

Le mimetiche sono tante, e c’è addirittura qualche gruppetto paramilitare che marcia inquadrato come un vero plotone. Delle barricate sono state erette anche davanti agli ingressi della metropolitana che danno sulla piazza perché i manifestanti temevano un attacco dal basso dopo che la polizia aveva bloccato quattro stazioni nella zona ‘calda’ per un presunto allarme bomba. Ma adesso il metrò è tornato a funzionare.

A Maidan, sotto l’altissima colonna dell’Indipendenza, ci sono comunque anche persone dall’aspetto tutt’altro che bellicoso, che si riscaldano vicino ai grandi barili di metallo trasformati in bracieri e mangiano una zuppa appena preparata in una delle cucine da campo arrivate in piazza assieme alle decine di tende dei partiti dell’opposizione e a quelle militari.

La prima mossa delle forze dell’ordine, una volta accerchiata piazza Maidan, è stata quella di far sgomberare i dimostranti che presidiavano la sede del governo e smontare le barricate erette lì in via Grushevski appena ieri, quando centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro l’improvviso congelamento di un accordo d’associazione con l’Ue e hanno chiesto, ancora una volta, le dimissioni “immediate” del presidente Viktor Ianukovich.

Non ci sono però stati scontri. Qualche tafferuglio si è invece verificato davanti al palazzo presidenziale, anch’esso presidiato dagli ‘europeisti’. Una speranza per i dimostranti arriva dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che in un convegno a Milano ha affermato che “l’Europa ha il dovere di appoggiare gli ucraini perché stanno dando un grande esempio”.

E’ un chiaro avvertimento a Ianukovich perché non usi la forza – come già avvenuto nei giorni scorsi – per far sgomberare il municipio e la sede dei sindacati, entrambi nelle mani dei manifestanti da ormai più di una settimana. La situazione in Ucraina è tesa e governo e opposizione si sono a lungo misurati in un infruttuoso muro contro muro che ha avuto come unico risultato l’inasprirsi della crisi, tanto che il ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato che “la priorità assoluta adesso è evitare la guerra civile e calmare una situazione che può essere esplosiva”.

“Profondamente preoccupato” si è detto oggi anche il vice presidente Usa Joe Biden, che oggi al telefono con Ianukovich ha ammonito: “L’uso della violenza non ha posto in una società democratica ed è incompatibile con le relazioni strategiche” degli Stati Uniti. Uno spiraglio di apertura arriva proprio da Ianukovich, che – anche in vista dell’arrivo domani del capo della diplomazia Ue Catherine Ashton – si è detto favorevole a cercare un compromesso e ha annunciato di aver “accettato la proposta” dei tre ex capi di Stato Leonid Kravchuk, Leonid Kuchma e Viktor Iushenko di “una tavola rotonda nazionale” con i rappresentanti dell’opposizione. Intanto però centinaia di ‘teste di cuoio’ sono schierate minacciose a pochi metri dai manifestanti.

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