BERLINO, 12 LUG – Una storia tanto incredibile da non poter essere inventata. Con questa motivazione la corte amministrativa di Stoccarda ha riconosciuto a un rifugiato afghano il diritto all'asilo che gli era stato rifiutato lo scorso febbraio dall'Ufficio per l'immigrazione.
In tribunale il 35enne della provincia di Paktia, nel sud del Paese, ha raccontato di essere nato in una famiglia con gravi problemi. Suo padre sarebbe stato ucciso quando era un ragazzo e da allora avrebbe dovuto lavorare per mantenere la famiglia. Con l'agricoltura non ha avuto successo e cosi' ha iniziato a costruire strade per gli statunitensi. Ma solo per dieci giorni.
All'improvviso un gruppo di talebani spuntato dal nulla lo minaccia di morte per collaborazionismo, e alla fine di una lunga discussione – in cui avrebbe spiegato di lavorare solo per la sua famiglia, non per il nemico – lo avrebbe rapito per portarlo in un campo di addestramento. Per due mesi ha seguito l'indottrinamento, finche' e' riuscito a scappare per evitare di finire i suoi giorni come attentatore suicida. Rifugiato a Peshawar, in Pakistan, scopre di non poter tornare a casa perche' le forze di sicurezza lo credono un talebano e lo starebbero cercando. L'unica soluzione rimane la fuga in Europa.
Il giovane afghano riesce a mettere insieme, grazie alla famiglia, l'equivalente di 11.700 euro e alla fine di un lungo viaggio arriva da clandestino in Germania, dove ora ha guadagnato un permesso temporaneo come richiedente asilo.