BUDAPEST – Coca-Cola, Pepsi, McDonald, Nestlé, Lindt, Knorr e altre multinazionali dell'industria alimentare sono finite nel mirino dello Stato in Ungheria, con una nuova tassa della salute pubblica decisa dal governo conservatore e subito ribattezzata dai media 'tassa hamburger'.
La nuova imposta vale però solo per le imprese straniere, mentre i produttori nazionali di 'bombe caloriche' altrettanto nocive per la salute – come l'azienda Pick (salame) del potente banchiere e industriale Sandor Csanyi, vicino al partito di governo Fidesz – sono stati risparmiati.
A farlo notare è Gyoergy Vamos, segretario generale della Confcommercio ungherese (Oksz), secondo cui la misura in via di preparazione non sarebbe altro che un'altra manifestazione della politica anti-multinazionali del governo populista del premier Viktor Orban, come le tasse speciali sulle banche e le società energetiche e di telecomunicazione decise l'anno scorso e che hanno riguardato esclusivamente societa' straniere.
Gli esperti stimano in circa cinque miliardi di fiorini (18,5 milioni di euro) l'anno il gettito previsto dalla nuova 'tassa sugli hamburger' ed altri alimenti giudicati nocivi perché ad alto contenuto di zucchero, sale, caffeina o grassi. Nella motivazione, il disegno di legge sottolinea l'importanza della promozione di un'alimentazione più sana.
Il gettito aiuterà a finanziare i programmi della sanità pubblica. Vamos mette tuttavia in guardia contro un rincaro dei prodotti in questione e un calo nel consumo, che comporterà anche perdite per il fisco, e si domanda se sia veramente la salute pubblica all'origine della misura. Se fosse così infatti, argomenta, anche le pasticcerie tradizionali dovrebbero essere interessate e invece sono state risparmiate dalla nuova tassa malgrado vendano prodotti con molto zucchero e grassi, come i produttori dell'industria della carne ungherese.
