Faccia furba da “scugnizzo”, cresciuto a pane e politica, Victor Colombani a 16 anni è il leader della rivolta di piazza contro Nicolas Sarkozy. Tra i banchi di scuola si è guadagnato la presidenza dell’Unione degli studenti Unl, che a 6 mila iscritti; a otto anni è sceso in strada quando Lionel Jospin perse con Jean-Marie Le Pen al primo turno delle presidenziali, a soli 14 anni è entrato nel sindacato. Quello del piccolo Daniel Cohn-Bendit versione nuovo millennio è stato un “battesimo di fuoco”, nelle vie calde di Parigi in protesta contro la riforma delle pensioni dell’Eliseo, come ha scritto la stampa francese.
“Il governo ci sta rubando il futuro. Estendere fino a 62 anni l’età della pensione significa sacrificare quasi un milione di posti di lavoro per i giovani. Vogliamo una riforma più giusta che tenga in considerazione gli anni di studio e i periodi di precariato e disoccupazione forzata”, ha detto il ribelle di Francia, con la veemenza che può ricordare Dany Le Rouge, come veniva chiamato Cohn Bendit, leader del movimento studentesco francese nel 1968.
Colombani frequenta tutti i giorni l’Henri IV, uno dei licei più prestigiosi del Paese, e da quei banchi è partita la sua rivolta contro il sistema Sarkò, che gli è costata un telefonino rovente che non smette mai di squillare. Figlio di giornalisti, il padre lavora per Le Monde (ma non è parente dell’ex direttore del quotidiano Jean-Marie Colombani), non si è scomposto nemmeno quando lo ha intervistato Laurence Debril, penna dell’Express, e ha risposto sicuro: “La politica? Mi ha sempre interessato: a casa discutiamo molto anche se i miei genitori, che sono di sinistra, non sono mai stati militanti”.
Messa a bada la famiglia, che gli sta lasciando lo spazio di crescere anche come volto del movimento studentesco, ha fatto i conti anche con i professori: ma anche lì il giovane Victor si è guadagnato tolleranza, e da parte di alcuni anche stima. Il suo motto d’altronde è niente violenza: “Ho detto ai liceali di fare attenzione. Non bisogna cadere nella trappola della violenza tesa dal governo”. La sua più grossa inquietudine? Che le manifestazioni gli sfuggano di mano.