LONDRA, 13 LUG – E ora inizia la suspense. I giudici della Royal Court of Justice di Londra daranno ragione a Julian Assange, e dichiareranno invalida la richiesta d'estradizione avanzata dalle autorità svedesi, o spediranno il boss di Wikileaks a Stoccolma? Lo sapremo tra una settimana, nel migliore dei casi, fra un mese nel peggiore.
La materia del contendere è d'altra parte delicata: si tratta di esprimere un giudizio, in parte, sul mandato d'arresto europeo stesso. Ma Assange pare tranquillo: verso la fine dell'udienza è stato pizzicato a passare un post it con una faccina sorridente all'amico e sostenitore John Pilger.
Quanto al resto, bocca super cucita. Il che è una novità. L'ex hacker australiano, al contrario di quanto avveniva al processo di primo grado, ha infatti dribblato telecamere e microfoni assiepati all'uscita dell'Alta Corte e, circondato da telecamere e fotografi, a fatica ha raggiunto un taxi.
Nel mentre non ha spiccicato parola, nemmeno per salutare un gruppetto di sostenitori che hanno attaccato a suonare, chitarra alla mano, 'I Shall Be Released' di Bob Dylan. Motivi per essere soddisfatto Assange in effetti ne ha: i giudici Ousely e Thomas hanno più volte rintuzzato Claire Montgomery, l'avvocato che rappresenta l'autorità giudiziaria svedese, smontando le sue argomentazioni.
Quando l'accusa ha ad esempio iniziato a trattare il capo d'imputazione numero due – Assange avrebbe rotto di proposito il preservativo mentre stava facendo sesso con una delle due ragazze al centro della contesa – Ousely ha sottolineato: "E' importante capire se sia stato Assange a rompere il condom e non che il condom abbia mollato il colpo sul più bello".
Il capo d'accusa, su questo punto, è infatti ambiguo. Montgomery ha suggerito cautela, tirando in ballo la possibilità di "errori di traduzione". Ma Thompson l'ha gelata: "questa è un'affermazione francamente assurda".
La temperatura, dopo la pausa pranzo, è poi salita ulteriormente, specie fra Ben Emmerson, uno dei legali di Assange, e la Montgomery. "Le sue argomentazioni – ha sparato nelle conclusioni finali – sono folli". Quindi è entrato nel merito delle accuse.
"Si contesta al mio cliente che una delle ragazze 'non aveva consentito ad avere il suo pene eretto premuto contro la schiena'. Ma bisogna vedere il contesto. Niente ironia, questa è una cosa seria: decidere di dormire con un uomo in un letto singolo, come ha fatto Miss A., significa avere a che fare con l'eventualità di un'erezione. Agli uomini capita anche involontariamente. Questo è il contesto, il capo d'accusa non lo menziona, e per questo è fuorviante". Il linguaggio, insomma, s'è fatto a tratti piccante, oltre che teso.
Colpi di teatro a parte – Vaughan Smith, presidente del Frontline Club, a colloquio con l'ANSA ha accusato Montgomery di aver letto alcuni particolari scabrosi contenuti nei faldoni "solo per uso e consumo della stampa" – la partita si gioca su elementi tecnici.
Come se il mandato sia stato spiccato dall'autorità giudiziaria – quindi la parte terza, diversa fra accusa e difesa – così come richiesto dall'ordinamento britannico. La firma dell'autorità svedese è infatti quella del pm. I giudici, che pure sembrano aver dimostrato simpatia su questo punto, hanno esortato Ben Emmerson a non trattare la questione "attraverso occhi anglosassoni".
"Viviamo immersi in cultura giuridica europea", hanno sottolineato. "Ma dobbiamo applicare le regole domestiche", ha ribattuto Emmerson. Un'argomentazione che potrebbe anche trovare orecchie interessate nelle auguste sale dell'Alta Corte.