CALAIS – Fabienne Kabou, la donna che lasciò morire sua figlia perché convinta che fosse “stregata”, è stata condannata a 20 anni di reclusione dalla corte d’assise di Pas-de-Calais (Francia) lo scorso 24 giugno. I giudici hanno spiegato che agì sotto “alterazione delle sue facoltà cognitive”. Al carcere è stato associato “un trattamento psichico-giudiziario”.
Fabienne, 39 anni, di origine senegalese, il 19 novembre 2013 ha abbandonato la sua bimba di 15 mesi sulla spiaggia di Berck-sur-Mer, nel Mare del Nord. La donna, arrivata da Parigi in treno, depose la piccola sulla sabbia e se ne andò. Il mattino successivo, un gruppo di pescatori di gamberetti scoprì il corpicino della neonata, morta per annegamento.
Da parte sua Kabou ha pochi dubbi sui motivi che l’hanno spinta a lasciare morire la figlia: è stata vittima di qualche forma di stregoneria e dunque non affetta da una patologia psichiatrica, come riconosciuto dalla corte in sede processuale. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, Fabienne ha spiegato:
“Nulla ha senso in questa storia. Che interesse avrei avuto nel tormentare me stessa, dire bugie, uccidere mia figlia? Ho parlato di magia e non sto scherzando. Anche una persona stupida, non avrebbe fatto quello che ho fatto”.
Kabou ha detto che ha eseguito l’omicidio “in modo perfettamente meccanico”, come se una parte di lei fosse “anestetizzata” ed è tornata a casa il giorno successivo “con l’atteggiamento di chi ha appena fatto shopping”. La donna ha raccontato di “allucinazioni sonore e visive“, che hanno iniziato a perseguitarla dopo il parto, di “forze irresistibili“, che la tormentavano nei sogni. Faceva incubi in cui le apparivano le persone defunte della sua famiglia, che, a detta sua, le avrebbero lanciato maledizioni. La 39enne non ha negato di aver speso molti soldi in “veggenti e stregoni”. Ha inoltre spiegato come i due anni prima della morte della figlia siano stati i “peggiori della sua vita”. I due successivi, in carcere, “i più calmi e pacificati”.
“Siamo con un piede nella medicina occidentale. E con l’altro in pieno nelle credenze africane, di cui noi occidentali non riusciamo a capire i principi basilari. Mi chiedo: dov’è il fondo culturale? E dove la malattia mentale”, ha spiegato nelle scorse settimane il legale di Kabou, nel tentativo di appellarsi all’irrazionale per difendere la sua assistita. (Guarda il video Youtube in alto nella pagina).