
NAPOLI – ’75, strage di Via Caravaggio: dna oggi indica Zarrelli, prosciolto e risarcito. La strage di Fuorigrotta, i tre cadaveri più un cagnolino trovati uccisi in via Caravaggio alla fine di ottobre del 1975 , resta uno dei cold case eccellenti della cronaca nera nazionale: almeno fino a oggi, perché le moderne tecniche di investigazione associate alla lettura delle tracce di Dna, indicherebbero come presente sul luogo del delitto Domenico Zarrelli, l’imputato di allora, per colpa di alcune macchie di sangue su un asciugamano refertato sulla scena del delitto.
Fu condannato in primo grado prima che l’Appello ribaltasse il verdetto. Quindi la Cassazione lo assolse definitivamente con formula piena (sentenza memorabile: “A carico di Zarrelli non esisteva nessun indizio e mai e poi mai una Corte avrebbe potuto condannarlo”). Durante la detenzione, Zarrelli fece in tempo a laurearsi in Giurisprudenza: titolo della tesi, “La prova indiziaria nel processo penale”. Sulla sua colpevolezza va usato ovviamente il condizionale: solo un processo può stabilirla, ma per il principio del “ne bis in idem”, un altro processo non può celebrarsi, non si può riportare alla sbarra qualcuno che è già stato assolto dopo tre gradi di giudizio per lo stesso crimine.
Per ora sulla vicenda resta aperto un fascicolo, di cui è titolare il pm Luigi Santulli (del tribunale di Napoli, ndr.) con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Sembra tuttavia scontato l’approdo dell’inchiesta: una richiesta di archiviazione, da inoltrare al giudice per le indagini preliminari, arricchita ovviamente di considerazioni giuridiche sulla impossibilità di procedere nei confronti di un iniziato riconosciuto non colpevole dalla legge, al termine di un lungo e tortuoso iter processuale. (Il Messaggero)
Con la sentenza di assoluzione Zarrelli non fu solo prosciolto, ma anche risarcito. Tuttavia, un dubbio restò attaccato alla sua figura in città. Subito dopo la scoperta dei cadaveri di Domenico Santangelo, 54 anni, capitano di marina mercantile in pensione, la sua seconda moglie, l’ostetrica Gemma Cenname, 50 anni, e Angela Santangelo, 19 anni, figlia dell’ex capitano (oltre a Dick, il piccolo yorkshire) per molti fu chiaro chi fosse stato. Zarrelli, trentaduenne all’epoca dei fatti, era conosciuto come amante della bella vita sempre squattrinato. Si accompagnava allora con una vistosa ballerina jamaicana. Più d’uno pensò: salito come al solito a spremere qualche lira a zia Gemma, al suo rifiuto perse la testa e la colpì, prima di assassinare i congiunti testimoni del delitto.
Qualcuno associò la sua grande corporatura e i capelli rossicci all’uomo che guidava la Fulvia che si allontanava da via Caravaggio. Poi fu rinvenuto nel cassetto dello studio di zia Gemma una querela per violenze contro di lui mai inoltrata. Prove indiziarie. Il fratello avvocato di Domenico (l’uomo che avvertì la polizia) alla fine riuscì a farlo scagionare.
