

ROMA – Abbazia Montecassino: il monaco scappa in Inghilterra, si fa anglicano e si sposa. Fino a prima dell’estate Antonio Potenza era il segretario del’Abbazia di Montecassino, un monaco devoto alla regola di Benedetto da Norcia: all’improvviso si è reso irreperibile, fino a spuntare di nuovo in Gran Bretagna, dove aveva abbracciato la Chiesa Anglicana. E dove, svincolato dal tabù cattolico, si è felicemente sposato con una donna con cui intratteneva una relazione da anni. Una ragazza di Montecassino.
L’Abbazia ha dovuto affrontare un altro choc – e del resto, da quando è stata fondata ha resistito a terremoti, ai Longobardi, alle bombe degli Alleati, all’abate gay amante della bella vita scappato con la cassa. I coniugi Potenza sono stati sposati in un’altra abbazia, meno antica ma forse più nota, quella di Westminster, cuore dell’anglicanesimo.
A Montecassino non l’hanno presa bene, in Vaticano ufficialmente nemmeno, ma sotto sotto la notizia non giunge così funesta. Il dogma cattolico è dogma – il celibato dei preti – ma intanto le vocazioni scarseggiano e far dire messa diventa sempre più difficile. L’anno prossimo, in occasione del sinodo sull’Amazzonia, a un certo punto qualcuno dovrà rispondere al grido d’aiuto dei missionari dell’immensa regione. Chiedono di derogare dalla ferrea regola che impedisce agli sposati di contribuire all’evangelizzazione.
Da alcuni vescovi del Brasile e dal cardinale Hummes è arrivata la proposta di sopperire alla scarsità di sacerdoti celibi per aree immense come l’Amazzonia, dove su 5 milioni di fedeli ci sono meno di 20 preti, tanto che in alcune zone, per una messa, possono aspettare anche due settimane. La proposta prende in considerazione la possibilità di conferire la sacra ordinazione anche a «viri probati», cioè a uomini sposati di provata virtù. Discorso lungo e complesso, minato da mille polemiche e pertanto tenuto prudentemente sotto la cenere. (Franca Giansoldati, Il Messaggero)