Come racconta il Corriere della Sera, con l’insegna se ne vanno ottant’anni di storia del Paese e, soprattutto, vengono consegnate ai soli ricordi le storie di tanti italiani che alla Standa hanno accompagnato i genitori a fare la spesa e hanno «preteso» i primi giocattoli, hanno visto i film girati in quei magazzini e hanno tentato la fortuna con i concorsi organizzati in tv da Rai e Fininvest. Il suo periodo d’oro coincide con gli anni ’90, quando la Standa diventa di Silvio Berlusconi e lo slogan che viene coniato è «la casa degli italiani».
La Standa viene fondata nel 1931 dall’ex direttore di Upim Franco Monzino con un capitale iniziale di 50mila lire. Il nome è all’inizio “Magazzini Standard” che poi cambia in Standa (acronimo di Società tutti articoli nazionali dell’abbigliamento) nel ’38 quando Mussolini impone di italianizzare le scritte straniere. Il gruppo cresce dal dopoguerra in poi con la formula del self service. Nel 1966 passa alla Montedison che raddoppia le filiali utilizzando vecchi teatri o locali dismessi. Pochi anni dopo Raul Gardini la cede alla Fininvest che la rilancia appunto come «la casa degli italiani», lo slogan rimasto in assoluto il più famoso.
Negli anni ’90 i conti cominciano a segnare rosso e Berlusconi la cede di nuovo divisa in due: la parte tessile a Coin e l’alimentare ai stessi Franchini. Nel 2001 arrivano i tedeschi di Rewe (45 miliardi di fatturato, di cui 2,2 in Italia) che trovano i conti ancora in rosso e avviano un drastico piano di ristrutturazione. Inizialmente promettono di lasciare la vecchia insegna ma l’amministratore delegato Gottard Klingan capisce che l’altro brand di famiglia, Billa, funziona meglio, il piano cambia e comincia a sostituire i cartelli delle filiali. Dice Klingan: «Ripartiamo con il marchio utilizzato a livello internazionale per i supermercati. Standa è troppo “tessile”».