“La gravità oggettiva del reato è notevole: si è trattato di una scaltra e spregiudicata manovra professionalmente architettata e condotta, che ha cagionato all’Erario dello Stato un danno eccezionalmente rilevante pari alla somma delle imposte dirette e indirette gravanti sul capitale di 13,5 milioni di euro”.
Lo ha scritto il gup di Milano Andrea Ghinetti, nelle motivazioni della sentenza con cui l’avvocato Emanuele Gamna, l’ex legale di Margherita Agnelli, giudicato con rito abbreviato, è stato condannato a un anno e 2 mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento di una multa di 400 euro per truffa ai danni dello Stato e frode fiscale.
Secondo l’accusa il legale ha ricevuto dalla figlia dell’ “Avvocato”, per l’intesa raggiunta con la madre Marella sull’eredità, una maxiparcella da 15 milioni di euro in gran parte occultata al fisco. Fisco poi risarcito in quanto qualche settimana fa ha versato all’Agenzia delle entrate di Milano 10 milioni e 330 mila euro. Il giudice, pur riconoscendo le attenuanti per “‘il leale contegno processuale” e per il “risarcimento del danno”, nel sostenere che “la gravità oggettiva del reato è notevole”, ha osservato che “l’imputato godeva peraltro di una posizione economica e sociale tale da rendere più severo il giudizio sulla sua condotta, tenuto anche conto della sua qualifica professionale, con penetranti profili pubblicistici e doveri deontologici”.
Il giudice, oltre a soffermarsi sull’aspetto giuridico per dimostrare come il comportamento tenuto da Gamna “integri ciascuno dei due delitti” contestati e cioè frode fiscale e truffa, ha scritto che il legale “era animato dalla forma di dolo più intensa, essendo stata la condotta evidentemente intenzionale per la realizzazione del profitto ingiusto con danno per lo Stato”, tanto più che l’avvocato svizzero Jean Patry, che insieme a Gamna assisteva Margherita Agnelli e al quale erano andati 10 milioni di euro della parcella complessiva di 25 milioni ( versata “estero su estero”) “ha regolarmente pagato le tasse in Svizzera per la propria parte”.
Secondo le motivazioni, inoltre, “l’imputato non si è limitato all’antidoverosa omissione di dichiarazione: egli ha fatto dapprima transitare la somma di 13,5 milioni di euro (ricevuta dalla cliente estero su estero)” su un conto a Ginevra “e successivamente l’ha girata a un conto presso la Hsbc Guernesey, intestato” a una “società off-shore (…) delle British Virgin Islands, di cui egli è beneficiario economico”.