La “Casa del Signore” viene prima di tutto e, se ha bisogno di aiuto, non si guarda in faccia a nessuno, neppure alla mafia. Così, Don Nino Giarraputo, novello arciprete di Cattolica Eraclea (Ag), per la sua omelia d’esordio affronta il tema dei bisogni della sua chiesa e chiede, senza remore, «attenzione» alle imprese di Favara.
Due i nomi fatti da Giarraputo, le ditte delle «famiglie Valenti e Pitruzzella». Sono aziende di cui il sacerdote non mette in dubbio la generosità: «Le famiglie allungheranno la mano e io ne sono convinto».
Peccato che sulle “ditte generose” di cui parla l’arciprete gravi più di un pesante sospetto di mafia. Per la Direzione Investigativa Antimafia, infatti, le aziende sono vicine a diverse cosche mafiose. Negli anni ’80 e ’90, infatti, diverse persone legate alle aziende, finirono in carcere per “associazione a delinquere di stampo mafioso”.
Uno dei fratelli Valenti, per esempio, è stato arrestato nel 1999 perché ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Favara. Santo Pitruzzella, titolare dell’omonima ditta, è in carcere, per mafia, dal 1988. Suo padre Gioacchino Pitruzzella è stato indicato come “uomo d’onore” dal pentito Antinino Calderone.
Ma per Giarraputo, le due imprese edili sono da sempre un punto di riferimento: sono le stesse aziende che hanno costruito a Favara la chiesa dei Santissimi apostoli Pietro e Paolo, dove il sacerdote è stato parroco prima di essere trasferito a Cattolica Eraclea.
Dopo il presidente dell’Akragas, che aveva fatto discutere dedicando la vittoria ad un boss mafioso prendendosi una diffida di 5 anni, ora è toccato a un sacerdote. Segni, che, nel territorio agrigentino la mafia è ancora un’organizzazione profondamente radicata.