Le ricerche dei resti di Alessandra Sandri, la ragazza di 11 anni scomparsa nel 1975, il cui caso è stato riaperto recentemente grazie alla trasmissione “Chi l’ha visto”, sono cominciate in un’area a ridosso del fiume Savena nei pressi della zona Ponticella di San Lazzaro con il georadar.
Al lavoro su un’aera piuttosto vasta gli uomini della polizia scientifica di Roma con i colleghi di Bologna. Impegnati anche i vigili del fuoco, che hanno ispezionato un pozzo e una vasca di decantazione. Ispezionati anche gli interni di un casolare e altre costruzioni. La zona al centro delle ricerche è non lontana da dove abitava la ragazzina. I siti in cui vengono cercate tracce utili sono tre, e sono stati individuati dai pm bolognesi Valter Giovannini e Giampiero Nascimbeni sulla base di dichiarazioni contenute nelle vecchie inchieste sulla scomparsa incrociate con quelle raccolte da quando è ripartita l’inchiesta.
Gli inquirenti procedono per omicidio contro ignoti, ipotizzano che molto ruoti intorno al nastro registrato dalla ragazzina poco prima della scomparsa, quando fu sottoposta a una sorta di interrogatorio – con aspetti quasi morbosi – da parte di Ignazio Parentela, un vicino di casa nel frattempo deceduto.
In quegli anni, infatti, Alessandra fu vittima di abusi sessuali da parte di adulti. In particolare due bolognesi, all’epoca trentenni, furono condannati nel 1982 a tre anni di reclusione. Uno di loro è morto. Di quelle frequentazioni resta traccia nella registrazione audio di 23 minuti che, poco dopo la scomparsa della undicenne, Parentela consegnò alla polizia.
Nel nastro Alessandra avrebbe parlato di violenze non solo in prima persona, ma facendo riferimento anche ad altre presunte vittime coinvolte in un giro più ampio di abusi. Dalle vecchie carte dell’inchiesta condotta all’epoca senza esito, è emerso che subito dopo aver registrato il nastro nel retrobottega del suo negozio, Parentela incontrò due uomini, mai identificati e indicati solo con dei soprannomi, a cui raccontò quanto Alessandra gli aveva appena riferito.
Una voce che iniziò a girare anche tra gli avventori del bar di via Carissimi frequentato dai due uomini condannati e da un giro ‘sospetto’ di persone. Di qui l’ipotesi che qualcuno, preoccupato dell’esistenza del nastro e delle ‘confessioni’ della ragazzina, abbia deciso di farla sparire. In uno dei luoghi che saranno ispezionati dal georadar, in cui si ipotizza che Alessandra sarebbe stata segregata, secondo i testimoni, si appartava spesso uno dei due uomini (nel frattempo deceduto) condannati per gli abusi sulla ragazzina.