“Nuotare in un mare di noia”, recita una canzone dei Negrita. Invece a una turista un ultimo tuffo nel litorale di Alghero è valso un eccitante ritrovamento: 24 chili di cocaina purissima ben conservata in un borsone da sub. Oltre alla sabbia bianca ora in Sardegna hanno anche il mare bianco, bianchissimo.
E’ il giorno di San Giovanni, per la sera sono state organizzate grandi celebrazioni. Una turista di origini sarde ma che da anni vive in Germania decide di farsi un ultimo tuffo prima di rientrare in albergo. Mentre nuota urta qualcosa: è un borsone. Lo trascina a riva, anche grazie all’aiuto di due giovani, lo apre ed ecco la sorpresa: diciannove panetti ben confezionati, sigillati, dal peso medio appena sopra il chilo. Lei, spaventata, allerta immediatamente la polizia, mentre i ragazzi che le hanno dato una mano tentano di approfittare della situazione, facendo sparire tre panetti.
Arrivano carabinieri e polizia e la scientifica conferma: la cocaina è pura al 100 per cento, per un valore sul mercato che supera i 10 milioni di euro. I tre panetti di droga spariti alla fine vengono recuperati sotto la sabbia e per i tre giovani algheresi che hanno tentato di approfittare del regalo del mare scatta la caccia all’uomo.
A chiarire lo strano ritrovamento è il dirigente del commissariato di Alghero Walter Cossu. «Al borsone da sub era legata una sagola, una fune da barca tagliata di netto. È chiaro che il carico di droga era trascinato da una imbarcazione che probabilmente è incappata in qualche controllo in mare. A quel punto i corrieri hanno preferito abbandonare il carico. Capita spesso – spiega il funzionario – per chi traffica via mare. Le alghe attaccate alla borsa ci fanno pensare che il carico di droga fosse in acqua da diversi giorni. Almeno una decina, forse anche di più. Dobbiamo aspettare i rilievi della scientifica per avere un quadro più dettagliato, ma non è detto che si riesca a salire alla provenienza della droga».
Sarebbe stata una bolla d’aria, formatasi all’interno del borsone da sub, a tradire i trafficanti: una volta tagliata la fune, la sacca non è sprofondata ma ha galleggiato, fino ad arrivare in Riviera del corallo grazie alle correnti.
