A dieci mesi dal sisma che l’ha distrutta, all’Aquila e dintorni la ricostruzione prosegue. Non senza difficoltà: alloggi mancanti o in eccesso, traslochi richiesti e mancati, riparazioni che stentano a partire, proteste e contestazioni. A farne le spese in questa fase saranno soprattutto single e coppie del capoluogo che verranno nei prossimi giorni “deportati” nei centri limitrofi.
All’Aquila i 4.449 alloggi del progetto Case (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) consegnati entro il prossimo 19 febbraio e i 1200 Moduli Abitativi Provvisori (Map) aggiunti in corso d’opera, non soddisfano ancora l’enorme domanda di abitazioni. Ad oggi, infatti, sono ancora più di cinquemila le persone sulla costa, oltre quattromila quelle nelle caserme e negli alberghi della città e circa 28mila coloro che si sono trovati una sistemazione autonoma.
Va un po’ meglio nei 26 comuni limitrofi dove le casette in legno provvisorie, i map appunto, nonostante abbiano già ospitato più di tremila persone, avanzano. Sarebbero, infatti, circa 150 quelle ancora vuote che, secondo una proposta del sindaco e vice commissario per la ricostruzione Massimo Cialente, potrebbero ospitare i single e i nuclei famigliari di due persone dell’Aquila rimasti senza alloggio.
La proposta è stata discussa in un incontro alla Caserma di Coppito dopo che il tentativo di far traslocare le famiglie aquilane di tre componenti è fallita. Su circa trecento nuclei, infatti, ben 123 hanno rifiutato abitazioni più ampie, impedendo di fatto alle famiglie meno numerose di rimpiazzarle e costringendole così a lasciare la città.
Nel frattempo, procedono anche i lavori di restauro delle case non compromesse. Una situazione definita da Cialente “difficilissima” poiché le riparazioni partono con ritardi inaccettabili. Al punto che nei giorni scorsi il sindaco aveva annunciato lo stop ai contributi per tutti coloro che non avessero fatto partire i lavori entro sette giorni dal loro rilascio.
Diverse anche le manifestazioni: a Rocca di Mezzo per il ritardo con cui il Comune paga i contributi per le sistemazioni autonome, a Torimparte e Scoppito per i rinvii alle consegne dei Map. A Paganica, infine, perchè il paese si sente abbandonato. Senza Case nè Map, ci sono anziani che da tempo dormono in roulotte o container e l’associazione Salviamo Paganica che minaccia proteste eclatanti.
*Scuola di giornalismo Luiss