ROMA – L’Italia è terza al mondo nel riciclaggio di alluminio. Nel solo 2010 raccolte oltre 46.500 tonnellate con un notevole risparmio di energia e di gas serra non emessi. Si recupera totalmente: il 72,4% dell’alluminio in circolazione in Italia proviene dal riciclo di imballaggi. Lattine, barattoli, tubetti, scatole, sottili fogli per confezionare il cibo, dopo la raccolta, un’accurata selezione, la fusione e la liquefazione, sono trasformati in lingotti. Il tutto per un settore composto da 211 imprese e da 35mila dipendenti.
“C’è esportazione dei nostri lingotti: le aziende automobilistiche tedesche acquistano l’alluminio per componenti dei loro modelli. Il riciclo è un percorso industriale e manifatturiero sia a valle, quando pensiamo alla raccolta, alla selezione e al lavoro fatto nelle fonderie, dov’è prodotto il nuovo materiale, sia a monte visto che il fatturato del settore degli imballaggi in alluminio, industrie specializzate in laminati con i quali si fanno, ad esempio, le lattine, è pari a 12 miliardi di euro”, spiega al Corriere della Sera Gino Schiona, direttore generale del Cial (Consorzio imballaggi alluminio).
“Il boom del 2010 è dipeso dal fatto che nel 2009 il valore dell’alluminio primario, cioè i rottami, era crollato a 1.300 dollari alla tonnellata, e i rottamatori per smaltire hanno aspettato l’anno successivo e la risalita della quotazione, che è tornata a 2.270 dollari a tonnellata. I dati del riciclo sono commisurati all’andamento dei consumi, risentono della crisi”, spiega ancora il direttore generale del consorzio.
