BOLZANO – La toponomastica, una lupa e un leone. Su questo, da settimane, infuria il dibattito politico in Alto Adige. Questioni che, a leggerle così, soprattutto se quelle terre le visiti solo ogni tanto in vacanza, ti viene da sorridere. E invece sono questioni centrali e sentite per chi in Alto Adige o SudTirol che lo si voglia chiamare, ci vive.
La questione toponimi è tanto semplice quanto ideologica. C’è da tempo in Consiglio provinciale la volontà e la proposta di far sparire dai cartelli e non solo, alcuni toponimi italiani (in Alto Adige ogni paese, montagna, luogo simbolico ha il nome tedesco e il corrispettivo nome italiano). Il motivo è semplice: quei toponimi “sono fascisti”, sostiene chi li vuole cancellare. Un appiglio, probabilmente, per chi da quelle parti poco digerisce lingua e abitudini italiane. Che quei toponimi siano anche fascisti è ovviamente vero, è un dato di fatto storico. Così come sono fasciste tante altre cose in Italia: un intero quartiere di Roma, l’Eur, e tante opere urbanistiche e architettoniche.
Chi quel doppio nome vuole invece tenere sottolinea che la Repubblica Italiana nasce proprio dalla lotta al fascismo. Sta di fatto che, come racconta il giornale locale L’Adige, in consiglio provinciale continunano a “scannarsi”:
La Svp ha sostenuto compatta la mozione di Suedtiroler Freiheit assieme ai Freiheitlichen e a Buerger Union. Accesa lite in aula tra il governatore Kompatscher e il presidente del Consiglio provinciale Roberto Bizzo, che ha sottolineato come “la Repubblica italiana sia nata dalla lotta al fascismo” e come questa scelta sia “anacronostica e contro la convivenza”.
Duro anche Alessandro Urzì di Alto Adige nel cuore. “Con questa mozione sostenuta da Svp e secessionisti i nomi di luogo in lingua sono dichiarati “fascisti” e come tali da epurare a cento anni dalla loro introduzione, oggi che sono ormai divenuti, dopo quattro, cinque generazioni, patrimonio di tutti gli Italiani che in Alto Adige. Una cosa gravissima”.
E poi ci sono la lupa e il leone. Sculture evidentemente risalenti al periodo fascista che campeggiavano, fino a poco tempo fa, su due capitelli all’imbocco del Ponte Talvera, in quel di Bolzano. Qualche tempo fa sono state tolte da là, ufficialmente per dei restauri. E non sono più tornate al loro posto. Ora gli stessi che vogliono togliere i toponimi italiani vogliono infilare le due statue in un museo. Altri si oppongono e le vogliono rivedere al loro posto. Anche su questo, come sui nomi italiani, si discute in modo ideologico su un passato che ci si ostina a non voler far diventare semplicemente storia.