
ROMA – L’ultimo interrogatorio di Bernardo Provenzano in carcere finì sui giornali due giorni prima che fosse trascritto il verbale. Per questo l’ex pm Antonio Ingroia è ora iscritto sul registro degli indagati della procura di Caltanissetta per fuga di notizie. Lo racconta Nino Amadore sul Sole 24 Ore:
[Ingroia] avrebbe rivelato ai giornalisti notizie sull’interrogatorio fatto a Bernardo Provenzano il 31 maggio dell’anno scorso. […] All’interrogatorio del 31 maggio erano presenti i magistrati Ingroia e Ignazio De Francisci (non era per esempio presente l’avvocato della famiglia Provenzano, Rosalba Di Gregorio): le notizie sull’interrogatorio sono finite sul Fatto Quotidiano il 5 giugno ma il verbale sarebbe stato trascritto solo il 7 giugno.
L’indagine della Procura di Caltanissetta nasce da un esposto dell’avvocato del boss, Rosalba Di Gregorio per conto dei figli di Provenzano, Angelo e Francesco Paolo, i quali fanno riferimento alle notizie sull’interrogatorio del boss pubblicate sul Fatto Quotidiano del 5 giugno dell’anno scorso e al suo presunto tentativo di suicidio sempre nel maggio dello scorso anno.
“Pura fantasia”, secondo l’ex pm.
“Si cerca di rovesciare la frittata. E’ lusinghiero essere denunciati dal boss Bernardo Provenzano… Non ho saputo nulla ma non posso pensare che i magistrati di Caltanissetta possano a loro volta avere commesso la violazione del segreto istruttorio” ha replicato Ingroia nel pomeriggio da Lampedusa, dove si trova nella sua nuova veste di avvocato per assistere i migranti sopravvissuti al naufragio.
”L’unica cosa vera – ha aggiunto – è che mi hanno denunciato il difensore di Provenzano ma anche altri imputati come Contrada, Dell’Utri, Berlusconi. A suo tempo sono stato pure indagato dalla Procura di Caltanissetta, e tutte le denunce sono state archiviate. D’altro canto sono stato denunciato dal difensore di uno stragista come Provenzano, mio imputato in alcuni processi”.
L’interrogatorio del boss nel carcere di Parma, di cui diede notizia il “Fatto quotidiano”, risale al 31 maggio dell’anno scorso. Ingroia era affiancato da un altro magistrato, Ignazio De Francisci, ora avvocato generale e all’epoca aggiunto alla Procura di Palermo. Durante il colloquio il boss diede risposte evasive alle domande dei magistrati, che cercavano di saggiare la sua disponibilità a collaborare e chiedevano notizie sulla “trattativa” tra mafia e Stato a ridosso delle stragi del 1992. Alla fine Provenzano, che due mesi prima avrebbe tentato uno strano suicidio infilando la testa in un sacchetto di plastica, chiuse il colloquio con un’affermazione molto netta: “Non mi piace fare male a nessuno“.
L’avvocato Di Gregorio contestò subito la legittimità dell’interrogatorio, che si era svolto senza la presenza del difensore. E chiese una copia del verbale. Quindi si rivolse alla Procura di Caltanissetta per segnalare varie “anomalie” tra cui, appunto, la data del verbale successiva di due giorni alla pubblicazione dell’articolo sul Fatto quotidiano. L’indagine della Procura di Caltanissetta mira ora a verificare l’ipotesi che Ingroia possa essere stato una delle fonti dei giornalisti.
