Leggete questa dichiarazione e tremate: “Chiedo all’Ordine degli avvocati di sensibilizzare i propri iscritti affinche’ nessuno tra loro accetti la difesa del criminale Oleg Fedchenko, che ieri a Milano ha ucciso una giovane madre filippina per vendicarsi della fidanzata che lo aveva lasciato”.
Oleg FedchenkoNon sono state dette da un naziskin, nemmeno da un estremista di quelle ronde che vorrebbero randellare tutti gli stranieri e i diversi. Le ha dette un uomo relativamente ancora giovane, avendo 44 anni, quelli della piena maturità, che si chiama Antonio Marziale, risulta presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei minori, da lui stesso fondato non si sa a che titolo ma che già in passato ha usato come piattaforma per dire cose che poi finiscono sui giornali.
Aggiunge Marziale: ”Mi rendo conto che quanto chiedo è contrario alle norme vigenti, che contemplano per ciascun soggetto il sacrosanto diritto alla difesa. Ma, la gratuità, platealità e brutalità dell’azione assassina non avrebbero bisogno nemmeno di un processo. Forse tra i benpensanti si griderà allo scandalo davanti alla mia richiesta. A costoro intendo rispondere preventivamente invitandoli a mettersi nei panni dei due minorenni che hanno perso la mamma in un modo inimmaginabile e crudele, tanto da oltrepassare la soglia d’immaginazione del più acuto tra gli sceneggiatori dei film dell’orrore”.
Conclusione: ”Quanto da me richiesto costituirebbe il modo più adeguato per riflettere sull’indifferenza sociale e la paura che ha impedito agli astanti di muovere un dito fino all’arrivo delle forze dell’ordine”.
Tutto questo andrebbe bene se l’avesse detto Tex Willer, che invece è un costante paladino della legalità anche formale, compatibilmente con il Far West in cui opera. Ma Marziale ci fa anche sapere di avere una laurea, che gli hanno dato “cum lode” e anche se è solo in sociologia dovrebbe forse avere accumulato abbastanza esperienza per sapere che senza avvocato difensore un processo non si può fare, che uno da solo non si può difendere e che quindi un simile processo sarebbe semplicemente nullo, con grande gioia dell’assassino. A meno che Marziale non pensi al linciaggio.
C’è una cosa che disturba in queste parole a vanvera; che Marziale dal suo sito ci fa anche sapere di avere “maturato una pluriennale esperienza in qualità di educatore di gruppi infantili e adolescenziali in ambito Azione Cattolica, Gioventù Francescana e di assistente in Orfanotrofio”. Che Dio abbia pietà di quei poveri bambini, se le cose che gli ha insegnato sono in linea con queste parole. Ma anche i preti di cui sembra grande amico la pensano così?
Verrebbe anche da dire: uno che è nato a Taurianova in provincia di Reggio Calabria è rimasto traumatizzato dal clima violento che si respira da quelle parti, anche se poi si scopre che ormai si è nordizzato ed è stato presidente di un Lions Club a Milano. Si scopre che è anche coordinatore delle Politiche Giovanili presso l’Assessorato allo Sport e ai Giovani della Regione Lombardia”, quello stesso assessorato retto, fino al 19 dicembre 2009, giorno dell’arresto per tangenti e strani traffici con i neri dell’Eritrea, dal super razzista Gianni Prosperini, quello che ai neri voleva fare “ciapar ‘l camel” e rispedirli ai loro villaggi.
Forse Prosperini, che ovviamente non ce l’aveva solo con gli extracomunitari ma anche con i meridionali, ha superato l’ostilità verso questo giovane calabrese grazie alla straordinaria affinità culturalee ideologica che ha trovato sublime espressione nelle parole pronunciate oggi. A meno che lo stesso Marziale non voglia inserirsi nella scia politica di Prosperini, la cui uscita di scena ha effettivamente lasciato un grande vuoto, che si sperava incolmabile, visto che l’Italia non ha proprio bisogno di istigatori d’odio.
Comunque non buttiamoci giù: al nord grazie al cielo non tutti sono come Polverini e in Calabria c’è ancora tanta gente che crede che la legalità vada rispettata a qualsiasi costo. E ci consola che proprio oggi, a Reggio Calabria, sia stato attribuito a Renato Cortese, capo della Squadra mobile reggina, il Premio Antonino Scopelliti 2010 istituito dalla Fondazione intitolata al magistrato ucciso dalla mafia a Campo Calabro il 9 agosto del 1991.
La motivazione è stata letta da Rosanna Scopelliti, figlia del giudice assassinato: ”Renato Cortese, dal 2007 alla Questura reggina ha arrestato i principali boss latitanti della ‘ndrangheta, mentre a Palermo, nel 2006, è stato protagonista della cattura di Bernardo Provenzano”
Annunciando il premio, Aldo Pecora, presidente del movimento ”Ammazzateci tutti”, ha presentato a Reggio l’iniziativa ”Legalitalia d’estate 2010”, in programma tra domenica e lunedì. C’è da augurarsi che tra tutti quei sostenitori della legalità si possa trovare anche uno disposto a difendere quell’assassino.
E sperare che quella di Marziale sia solo una boutade per finire sui giornali. Infatti viene il dubbio che fosse meglio non dargli retta, però certe cose non vanno passate sotto silenzio, sono un problema di ordine pubblico.