ROMA – La teoria sui “papà-orsetti” e “sindacalisti dei figli” esposta sul Corriere della Sera da Antonio Polito continua, a 24 ore di distanza, a occupare le pagine del quotidiano. Oggi, primo febbraio, sono le lettere di risposta dei lettori a occupare pagina 6.
C’è chi accusa Polito di generalizzare, chi gli riporta la sua esperienza da studente-lavoratore, chi racconta dei figli all’estero che non rientrano in Italia perché non c’è lavoro, chi lamenta di non potersi sposare perché ha la fidanzata giovane e laureata che non trova lavoro, chi accusa i nonni delle incertezze dei genitori e dei nipoti, chi (pochi) fa i complimenti a Polito per l’analisi della mentalità italiana.
“Ho 21 anni, faccio la Bocconi e sono al terzo anno in pari con gli esami. Ho scelto un corso tutto in inglese, esami compresi. Ho una media del 28.5 (…) Non venendo da una famiglia agiata, ho iniziato a lavorare a 17 anni i fine settimana come cameriere. Do lezioni a studenti e in estate faccio il giardiniere, traduco articoli (…) E sono riuscito a fare un exchange in Asia. Tutto pagato dalla mie tasche. Siccome molti fanno i furbi denunciando redditi più bassi, non ho avuto borse di studio, ma solo l’esenzione dalla retta. E’ frustrante. Cosa dovrei fare? Andare in piazza a manifestare sperando che qualcuno migliori le cose o tirare su le maniche, non uscire la sera e studiare?”, racconta un giovane che si firma Bocconiano.
Claudio Riccio da Twitter scrive: “La retorica dei ammmoni per giustificare una riduzione di welfare e tutele è un bell’artificio retorico, ma inaccettabile”.
DDarko dice: “Caro Polito, mi sono laureato a 27 anni in informatica. Ho finito il corso di studi nel 2002. Quasi subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare. Nonostante ciò, nonostante un’indipendenza economica, nonostante sia felicemente fidanzato con una donna mia coetanea non posso ancora pianificare un futuro di coppia e famiglia. Perché lei, laureata, non trova uno straccio di posto manco come commessa, e il mio stipendio potrebbe abbassarsi per via dei tagli. Siccome lei parla di luoghi comuni, allora io le risponderò con un altro: sa perché abbiamo questa situazione di incertezza per tutti i giovani? Perché i “vecchi” come lei si sono mangiati già tutto…e nonostante l’abbiano fatto continuano a pontificare da dietro una tastiera”.
Criss 69 afferma: “Polito ha fatto una perfetta descrizione della mentalità italiana…parola di mamma e professore universitario che sta già pianificando la fuga di suo figlio, 5 anni e mezzo, all’estero per gli studi…ma soprattutto per farcelo restare. Fino ad allora sarà una lotta contro i mulini a vento nel tentativo di educarlo nel rispetto degli altri e con uno spiccato senso del dovere. Un unico commento: non tutti i cervelli buoni sono scappati all’estero. Nelle università italiane ci sono tanti cervelli che hanno scelto la strada più impervia di tutte: fare alla grande senza mezzi (il famoso miracolo italiano).
Claudio Mazzone riassume la sua replica in un tweet: “Sono laureato, specializzato, masterizzato e disoccupato e non ho ancora 28”.
E ancora Claudio Carcaci dice: “Evidentemente Polito non ha provato a frequentare un corso di ingegneria in uno dei Politecnici italiani. Prima lo faccia, poi mi dica se è praticabile lavorare nel mentre e laurearsi nei tempi. Tant’è che a fine percorso la preparazione teorica e culturale di un ingegnere italiano è specificatamente di un Politecnico. Come sempre generalizzare non fa bene. Io quando i miei compagni uscivano per la birretta con i soldi di mammà ero chino sui libri a risolvere equazioni differenziali o trovare punti di curve ellittiche. Questi sono fatti, il resto sono parole”.
Ettor1 scrive: “A me sembra una generalizzazione. Io ho iniziato a lavorare a 14 anni, prima che questa legge del minimo 16 anni imponesse severe restrizioni, e ancora studiavo alle superiori. Sto cercando di fare passare questo messaggio a mia figlia: le cose nella vita bisogna sapersele guadagnare con la fatica e con il sudore, che sia sui libri o con un lavoro manuale non importa”.