CATANIA, 16 NOV – Un'articolazione del clan Madonia a Catania e' stata sgominata dalla Dia etnea che ha arrestato cinque persone, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere, e sequestrato beni per oltre 2 milioni di euro. L'elemento di spicco e' considerato dagli investigatori Lucio Tusa, di 48 anni, figlio di una sorella del boss Giuseppe 'Piddu' Madonia, e fratello del genero di Leonardo Greco, vecchio 'uomo d'onore' di Bagheria. E' ritenuto l'uomo di 'collegamento' di Cosa nostra tra Palermo, Caltanissetta e Catania, dove ha un'altro rapporto 'familiare' importante: e' fidanzato della nipote di Angelo Santapaola, il boss ucciso carbonizzato nel Catanese.
Secondo quanto ricostruito dalla Dia di Catania, Tusa otteneva ingenti introiti dal pagamento di somme di denaro da cantieri edili, dall'acquisizione di lavori e la costruzione di un centro commerciale, fuori dalla provincia etnea, con movimento terra, posa di infissi e allestimento dell'impianto elettrico. Per eludere il controllo degli investigatori si utilizzava anche i 'pizzini' per comunicare con i suoi uomini.
Tra questi tre degli altri arrestati, accusati di associazione mafiosa: Giuseppe Ardizzone, un imprenditore di 47 anni, incensurato, ritenuto un prestanome di Tusa, Gaetano Ursino, di 40 anni, incensurato, il cui padre e' ritenuto essere stato un fiancheggiatore della latitanza di 'Piddu' Madonia, e Biagio Finocchiaro, di 38 anni, indicato come il factotum e l'autista di Tusa. A un quinto arrestato, Giuseppe Faro, di 38 anni, e' contestato lo spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini della Direzione investigativa antimafia sono state effettuate con metodi 'tradizionali' combinati con le dichiarazioni di due 'pentiti'. Tra le intercettazioni agli atti c'e' la definizione di uno degli indagati che spiega, a suo modo di vedere, cos'e' un mafioso: ''e' un uomo di principi morali, ma e' anche AntiStato…''
Nella stessa inchiesta, denominata Gibel, coordinata dal procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, e dall'aggiunto Carmelo Zuccaro, ci sono altri otto indagati in stato di liberta'. Tra di loro anche due imprenditori che avrebbero attestato falsamente che Tusa avrebbe lavorato da loro come idraulico in modo da fargli ottenere la liberta' vigilata, dopo avere scontato una condanna a cinque di reclusione nell'ambito del processo antimafia 'Orione'. Durante l'operazione la Dia di Catania ha sequestrato a scopo preventivo un'agenzia di noleggio di motoscafi, la Amarea srl, che ha sei natanti ai quali sono stati posti i sigilli, un'azienda per l'affitto di camere, la G&G Tourism, conti bancari, un'impresa individuale, due appartamenti, quattro auto e due moto. Per proteggere alcuni beni dal sequestro preventivo, secondo l'accusa, l'imprenditore Ardizzone li avrebbe 'blindati' creando un 'trust familiare' che li rende inalienabili, anche in caso di fallimento.
I cinque arrestati, dopo la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare, sono stati condotti in carcere.