GENOVA – Convalescenza in famiglia e ferie 'al fresco' nel carcere genovese di Marassi. E' finita cosi' la latitanza di Dante Antonino Sacca', detto Nino, uomo d'onore che la Commissione antimafia defini', ai tempi d'oro del clan che portava il suo nome, ''vicino al gotha della criminalita' organizzata''.
In quegli anni, a meta' del 1980, l'elite della mafia era Toto' Riina e si dice che Nino Sacca', messinese, sia stato portato dentro ai Corleonesi proprio da Zu Toto'.
Archeologia di Cosa nostra, ma non solo: Nino Sacca' era davvero considerato un boss, collettore degli interessi di Cosa nostra palermitana e della Camorra della Nuova Famiglia, il cartello di cui facevano parte Michele Zaza, i Gionta di Torre Annunziata, i Nuvoletta di Marano di Napoli, i Bardellino di San Cipriano e Casal di Principe, i D'Alessandro di Castellammare di Stabia, gli Alfieri, i Galasso di Poggiomarino, i Giuliano di Forcella e i Vollaro di Portici che con la Cosa nostra di Riina avevano stretto alleanza.
Nino Sacca', fotografato agli inizi degli anni '80 in Costa Azzurra con Michele Zaza e altri due-tre boss della camorra, era un uomo verso cui ''ci si deve rivolgere con massima attenzione e mai giudicando un suo intervento''. Un uomo di rispetto. E tale e' rimasto negli anni fino a quando la malattia non l'ha portato in Francia, latitante, a farsi operare. La latitanza e' divenuta convalescenza che 'si deve' trascorrere in famiglia. Cosi' ai carabinieri di Genova, che il territorio lo conoscono bene, non e' sfuggita la presenza di 'Nino'. E l'hanno preso.
Certo, deve scontare 4 anni in esecuzione di un mandato di cattura internazionale per truffa, ma il curriculum vitae di Nino Sacca' parla di ben altra attivita': dal riciclaggio di denaro sporco alla bancarotta fraudolenta, sempre compiuta in nome e per conto di 'amici degli amici'. E nel lungo curriculum c'e' anche un episodio extra: il favoreggiamento di Renato Vallanzasca, il Bel Rene' che terrorizzo' la Roma di fine anni'70, in una delle sue primissime evasioni.
