Non può essere considerato un delitto il gesto disperato di un figlio di Asti che pone fine alle atroci sofferenze della madre gravemente malata uccidendola nel sonno. Con quest’orientamento il giudice del tribunale di Asti ha assolto l’uomo reo confesso per la morte della donna, 92 anni. Prima addormentata con una potente dose di sonniferi e poi soffocata con un cuscino, a Piovà Massaia, piccolo paese sulle colline dell’Astigiano.
Asti, il figlio assolto dal giudice
Nell’udienza, celebrata con il rito abbreviato, la commozione ha preso più volte il sopravvento quando l’imputato ha ripercorso la vicenda. C’è chi ha pianto. L’uomo, operaio e volontario della Croce Rossa, aveva tenuto nascosto l’omicidio per tre anni, fino a confessarlo ai carabinieri dopo essersi autodenunciato per un atto di vandalismo. “Sono stato io a rigare quell’auto – aveva raccontato ai militari – volevo essere chiamato. Perché volevo dirvi che tre anni fa ho ucciso mia madre”.
Un gesto estremo – aveva spiegato – verso la madre di cui si era preso cura, in anni segnati da dolori via via più insopportabili per la donna. Devastata da una gravissima forma di osteoporosi, operata tre volte. La sofferenza si era fatta di nuovo più forte, dopo l’ennesima frattura alzandosi dal letto. Così l’uomo ha deciso di mettere fine al calvario, un anno dopo avere pianto la scomparsa del padre, dopo una lunga malattia. La morte della novantenne era stata attribuita a cause naturali.
Le reazioni alla sentenza
“Aspettiamo le motivazioni – dice l’avvocato difensore -. Quello che posso dire è che è stata una udienza vibrante. Mentre il mio cliente raccontava c’era un clima di sofferenza, di turbamento. Sembrava di rivivere il dramma. Prima di confessare l’omicidio non ne aveva parlato con nessuno, non si era mai confidato né con un amico né con un prete. Non voleva mettere quella sofferenza sulla spalle di nessuno. Aveva rinunciato a tutto per stare con i suoi genitori e se fosse stato condannato all’ergastolo – prosegue l’avvocato -, avrebbe sacrificato nuovamente la sua vita”.
Il pm aveva chiesto una condanna a poco più di sette anni, il difensore l’assoluzione o il reato di omicidio del consenziente per cui pena va da uno a sei anni. “Ho ammirato l’equilibrio della procura, lo stile e la determinazione, il garbo che è stato messo nelle indagini perché anche la procura ha avuto la consapevolezza che la questione era complessa e delicata. – aggiunge il legale – E anche le attenuanti chieste dimostravano che l’accusa aveva capito che l’uomo ha agito su alti valori morali. Il suo è stato un atto d’amore, la decisione del giudice è stata netta, libera e coraggiosa”.