ROMA – Oltre settemila pneumatici acquistati nel 2013 a fronte dei 1600 previsti. Quattro milioni di budget per la mensa senza alcun controllo sui pasti effettivamente erogati. Personale distaccato “irregolarmente” presso segreterie nazionali di enti e sindacati. Sono i numeri contenuti in tre dossier sui presunti sprechi di Atac che l’ad Marco Rettighieri ha messo nelle mani del capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. I dossier sono il frutto di una indagine interna, durata oltre due mesi e avviata dopo una serie di denunce anonime per far luce su quella che lo stesso Rettighieri ha definito “un’azienda colabrodo”. Dentro ci sarebbero presunti appalti gonfiati per i ricambi, gestione del dopolavoro e delle mense da parte di società riconducibili a sindacalisti e permessi sindacali incontrollati, almeno 45 licenze regolarmente retribuite senza mai aver ottenuto l’autorizzazione dell’azienda.
Una tegola che rischia di pesare parecchio sull’azienda di trasporto pubblico capitolina già stretta tra conti in disordine, un servizio non proprio efficiente e lo scandalo di Parentopoli. Rettighieri i dossier li ha spediti anche alla Corte dei Conti, per valutare anche un eventuale spreco di denaro pubblico, e all’Anac, per possibili casi di corruzione, in particolar sulla fornitura delle gomme de bus. A svelare i dossier spediti ai pm capitolini è stato lo stesso Rettighieri durante un’audizione alla Commissione Trasporti del Senato.
Anche il senatore Stefano Esposito parla di presunte irregolarità negli stessi settori desunte da un “incartamento anonimo che mi hanno fornito”. “Lo porterò in Procura anche se forse la denuncia di Rettighieri parla delle stesse cose”, dice Esposito. In sostanza nelle carte all’attenzione dei pm si fa riferimento alla “gestione dei dopolavoro e delle mense Atac senza controllo da parte di imprese costituite da sindacalisti, un contratto per la fornitura delle gomme dal valore di 8 milioni di euro ma che Atac invece paga il doppio, 16 milioni di euro e di distacchi aziendali non autorizzati”.
“Mi è arrivata una busta con una relazione e con documenti – spiega l’ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma – Io non so se sono veri o falsi ma da questi risulterebbe che la gestione dei dopolavoro e delle mense Atac è priva di qualunque contratto, che si basa su un accordo firmato nel 1974 tra azienda e sindacati e che Atac paga i pasti senza che ci sia qualcuno che li certifica. Non si sa se le cucine sono a norma e chi eroga questi pasti. Si adombra il fatto che ci siano imprese costituite da sindacalisti”.
“In altri documenti – aggiunge – si parla di almeno più di 25 distacchi sindacali, anche verso segreterie nazionali, di dipendenti Atac non autorizzati e che comunque l’azienda paga. E poi c’è il tema della fornitura delle gomme: il contratto vale 8 milioni, dai documenti risulta che Atac ha pagato per 16 milioni”. “Io trasmetterò tutto quanto ricevuto a Pignatone. Non so se sarà un doppione ma si conferma ciò che vado dicendo da più di un anno: Atac è prigioniera di un sistema clientelare. Se qualcuno pensava buttassi quei documenti nel cestino si sbagliava”, conclude Esposito.