(da ANSA) BRINDISI – Lucido e cosciente, guardava il luogo in cui passavano le sue vittime, giovani studentesse, mentre premeva il pulsante del telecomando che provocò il boato. Ce l’aveva con l’intero sistema giustizia e molto probabilmente aveva avuto dei complici, forse in fase di pianificazione dell’ attentato, fiancheggiatori diversi dalla moglie che ha avuto comunque un “ruolo quantomeno ambiguo nell’intera vicenda”. E’ il ritratto di Giovanni Vantaggiato, condannato all’ergastolo con isolamento diurno per la strage del 19 maggio 2012 davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi.
Lo tracciano i giudici della Corte d’Assise di Brindisi che hanno depositato il 16 settembre le motivazioni della sentenza sull’attentato, con finalità terroristiche, in cui perse la vita una studentessa sedicenne, Melissa Bassi e rimasero ferite altre nove persone tra studenti e passanti. Vantaggiato nella sua “strategia criminale” sarebbe forse tornato a fabbricare e far tuonare bombe. Stava preparando da mesi quell’azione orribile, l’esplosione telecomandata di tre bombole davanti ai cancelli di una scuola superiore, da ben prima che maturasse la “frustrazione” per una sentenza in un processo per truffa che non gli aveva reso giustizia.
Si tratta del presunto raggiro messo in atto dal suo ex socio in affari, Cosimo Parato, sua prima vittima, scampata al peggio il 24 febbraio del 2008, quando lo stragista di Copertino tentò di ucciderlo con una pipe bomb. Anche questo episodio è stato confessato dall’imputato. Non ce l’aveva con nessuno in particolare, ma “con il sistema”.
Quanto ai complici. “Se è certo che Vantaggiato abbia agito da solo sia nella fase di collocazione dell’esplosivo che in quella di attivazione dell’innesco – scrivono i giudici – non può escludersi in modo altrettanto certo che, alla luce delle iniziali affermazioni rese dello stesso agli inquirenti e di quanto detto con riferimento a Giuseppina Marchello, qualche complice sia intervenuto nelle fasi precedenti (reperimento contenitori, trasporto delle bombole)”. “Dalla lettura di alcune delle conversazioni intercettate – si legge ancora in sentenza – emerge il ruolo quantomeno ambiguo avuto nell’intera vicenda dalla moglie dell’imputato, Giuseppina Marchello”.
La donna – a quanto ha più volte riferito la pubblica accusa durante il processo – non è mai stata indagata perché, visto il grado di parentela, non è possibile contestarle il reato di favoreggiamento personale. I giudici si soffermano a lungo sul riconoscimento dell’ aggravante della finalità terroristica.
”Vantaggiato – proseguono – a differenza di quanto dichiarato aveva intenzione di proseguire la strategia criminale di tipo terroristico iniziando con l’attentato alla scuola Morvillo Falcone collocando altri ordigni esplosivi micidiali al fine di colpire una o più vittime indeterminate scelte a caso in maniera indiscriminata e non prevedibile, con l’obiettivo altrettanto evidente di creare allarme nella gente destabilizzando i pubblici poteri”.
Nelle motivazioni vi è un focus sulle videoriprese delle telecamere del chiosco di panini e del circuito cittadino di videosorveglianza dalle quali emerge che “l’attentatore sia nel momento in cui inizia a premere il pulsante sia successivamente” è ”perfettamente in grado di vedere il posto dove è collocato il bidone con l’esplosivo, nonché le persone che attraversano via Galanti”, la strada della scuola. Gli effetti dell’esplosione furono devastanti.
Melissa fu investita dall’onda d’urto, morì, stando all’esame autoptico, per una acutissima insufficienza respiratoria. Rimasero gravemente ferite Selena Greco, Azzurra Camarda, Sabrina Ribezzi, Vanessa e Veronica Capodieci. La vita di quest’ultima rimase a lungo appesa a un filo. Insomma, fu una strage terroristica perché l’atto folle di Vantaggiato fu una minaccia per il Paese, fu una strage studiata dall’imprenditore che probabilmente non la pianificò da solo. E sarebbe, forse, tornato a fare del male “indiscriminatamente”.