Attentato Brindisi, s'indaga per strage a fini di terrorismo

BRINDISI – Per l'attentato all'istituto 'Morvillo Falcone' di Brindisi che è costato la vita a Melissa Bassi, ora si indaga per il reato di strage con finalita' di terrorismo. E' stato il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, a riferirlo, dopo un vertice in Prefettura a Brindisi, presenti i ministri dell'Interno e della Giustizia, Anna Maria Cancellieri e Paola Severino.

Che a compiere l'attentato siano stati un folle isolato, o piu' persone, oppure ancora un'organizzazione vera e propria, ha spiegato Grasso, l'obiettivo era comunque di provocare terrore nella gente, e dunque sale il livello di gravita' del reato ipotizzato. In questo modo, durante il vertice, e' stato ricomposto l'incidente diplomatico di ieri tra la Procura distrettuale antimafia di Lecce e la Procura di Brindisi riguardante competenza dell'inchiesta e valutazioni sullo stato delle indagini, anche se oggi lo stesso Grasso ha negato che ci siano state ''frizioni''. L'inchiesta sara' coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Lecce, alla quale viene aggregato per l'occasione un magistrato di Brindisi, Milto Stefano De Nozza.

La svolta nelle indagini sull'attentato che la gente attende non e' comunque arrivata. ''Rimangono ancora sullo fondo moventi e possibili concorrenti nel reato, che oggettivamente non e' poco'' ha detto oggi il ministro Severino. Restano molti dubbi, ad esempio, che l'attentatore abbia agito da solo, tant'e' che oggi le attenzioni di investigatori e inquirenti si sono concentrate su almeno un paio di persone, fratelli e abitanti nel quartiere Sant'Elia, cioe' a poche centinaia di metri dalla scuola 'Morvillo Falcone'. Perche', ad esempio, nel video in possesso agli inquirenti, ricavato dalla telecamera fissa di un chiosco di fronte alla scuola, si vede che l'attentatore che schiaccia il telecomando ha una mano offesa. E allora, come puo' la stessa persona aver portato vicino all'ingresso della scuola, senza dare troppo nell'occhio, tre bombole di gpl del peso complessivo di almeno 70 chili da infilare in un cassonetto dei rifiuti per farle esplodere? Ecco perche' si fa strada l'ipotesi che l'attentatore abbia agito con un paio, se non addirittura tre complici per portare a compimento il suo macabro progetto. Chi puo' aver aiutato l'attentatore, allora? Una ipotesi porta ad una pista famigliare: solo ad un parente puoi chiedere di darti una mano in un atto del genere. Oppure, altra ipotesi, devi 'assoldare' qualcuno, una sorta di 'utile idiota' che, dietro un corrispettivo, si offra di avere un ruolo decisivo nell'attentato. C'e' un particolare, nel video in possesso degli inquirenti, che da questo punto di vista lascia perplessi. La mano assassina che schiaccia il telecomando facendo esplodere le bombole di gas compie il gesto e subito dopo si volta e va via, senza neanche vedere le conseguenze dell'esplosione. Un comportamento anomalo per una persona che ha progettato e compie un attentato. Ecco perche' si pensa all'azione combinata di piu' persone, magari legate da strette relazioni di parentela. Cosi' in Questura a Brindisi e' stato prima sentito il fratello di un tecnico audio tv, M.S., che secondo gli inquirenti avrebbe potuto preparare il micidiale ordigno. Poi e' stato rintracciato e sentito per diverse ore in Questura dagli investigatori lo stesso tecnico, C.S., cinquantenne o poco piu' che ha un mano offesa dalla nascita, convive con una donna dell'est Europa e nella cui abitazione vive anche il fratello (la casa apparteneva ai loro genitori). Sono stati compiuti accertamenti per trovare riscontri ai sospetti, in casa dell'uomo sarebbero state trovate riviste su battaglie simulate, ma alla resa dei conti non e' stato trovato nulla che potesse indurre ad un provvedimento nei suoi confronti e in serata l'uomo e' stato riportato a casa. Peraltro le caratteristiche fisiche dell'uomo sarebbero diverse da quelle dell'attentatore visibili nel filmato in mano agli inquirenti.

Quanto il clima resti teso in citta' e si attenda con ansia una svolta nell'inchiesta e' testimoniato dalla reazione scomposta di alcune persone, radunatesi vicino alla Questura, che quando hanno visto l'auto 'civetta' della polizia uscire per riportare a casa il radiotecnico, hanno assalito la vettura danneggiandola, pensando che a bordo ci fosse il presunto attentatore. E' dovuto intervenire successivamente un funzionario della Questura per placare gli animi e ribadire che al momento non ci sono persone indagate ne' tanto meno fermate. L'inchiesta resta piu' che mai complicata.

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Lorenzo Briotti