Elisa Claps morì per dissanguamento, lentamente, dopo almeno quattro coltellate inflitte al suo assassino. Questa l’ipotesi emersa dall’autopsia effettuata dal professor Francesco Introna dell’Istituto di medicina legale di Bari su ciò che resta di Elisa, la ragazza trovata dopo diciassette anni dalla sua scomparsa nel sottotetto del santuario della SS Trinità di Potenza.
Grazie all’autopsia, dunque, un raggio di luce illumina un giallo intricato e apparentemente senza risoluzione. Le carte della perizia, per ora, sono state secretate dalla Procura generale di Salerno. La difesa di Danilo Restivo, unico indagato dalla procura di Salerno, ha fatto richiesta ieri di ottenere l’estrazione di una copia della consulenza, e ha saputo oggi di non poter prendere visione della consulenza fino a domani.
Grazie all’autopsia, infatti, si scopre che Elisa, quando aveva appena 16 anni, si ritrovò sopra il tetto di quella Chiesa insieme al suo carnefice, armato di un coltello. La ragazza venne colpita almeno quattro volte: una alla coscia, un’altra al bacino, forse anche a una spalla. Morì così, per dissanguamento, lentamente.
«Elisa ora ci parla» aveva detto la polizia poco tempo fa. Ma c’è un altro, importante appuntamento fissato dagli inquirenti per illuminare tutta la scena del delitto e arrivare a incastrare l’assassino.
Le possibilità di far luce sulla morte di Elisa Claps non si fermano all’autopsia. Mercoledì, al Tribunale di Salerno, comincerà l’incidente probatorio in cui verranno esaminati, alla presenza dei periti delle parti e dei familiari di Elisa, circa cento “reperti”: pietre, pezzi di pavimento, tegole, peli, capelli, tracce di sangue e altri frammenti raccolti lungo i tre piani che dalla navata della chiesa portano alla scena del delitto, in ben nove sopralluoghi accuratamente svolti dalla scientifica.