ROMA – Sono passati tredici anni dall’inizio del lavori, ma l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è ancora in stand-by. Nelle mani della criminalità.
Il lungo articolo di Roberto Mania pubblicato oggi da Repubblica descrive un’autostrada che “non è neanche un’autostrada, come ha certificato l’Unione europea. Un’odissea per chi la percorre tutta”.
Dall’inizio dei lavori, nel 1997, i costi si sono più che decuplicati, fino ad arrivare ai 10,2 miliardi previsti a fine 2010. I cantieri dovrebbero chiudere nel 2013 secondo il governo e l’Anas, nel 2017 per l’Ance, l’associazione dei costruttori, mentre la Cgil parla del 2020.
Il tragitto totale sarebbe di 442,9 chilometri, ma sessanta km devono ancora essere progettati, e dei 385 chilometri interessati dai lavori ne sono stati completati 210. “Su 58 interventi previsti, spiega Mania, 32 si sono conclusi, 10 sono in corso, 7 sono stati appaltati e 9 nove devono essere progettati e finanziati”.
I motivi sono tanti, ma soprattutto gli affari della camorra, che ha “conquistato gli appalti, riciclato il denaro, tagliato fuori le aziende sane della zona costrette, ora, a cercare commesse in Toscana, Umbria, Emilia oppure a chiudere. Qui si sono visti improvvisamente, e “inspiegabilmente”, arrivare masse di lavoratori e imprese dal casertano. Ora – nei tratti da concludere – ci lavorano tante ditte siciliane”.
Sono oltre 700 le imprese che ancora operano nelle centinaia di cantieri lungo l’unica tratta che collega il Nord al Sud: 3.500 lavoratori diretti, oltre 7.000 quelli dell’indotto, più di 5.000 i macchinari impiegati. Ma in 13 anni quello che è stato costruito, due-tre corsie, per una velocità di percorrenza tra i 40 e i 60 chilometri all’ora, tutto sembra tranne che un’autostrada.
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