La riforma dell’ordine forense è già in Senato ma i giovani avvocati non si arrendono ad un testo che giudicano eccessivamente penalizzante e pensano ad una vera e propria “controriforma”.
Le contestazioni mosse dall’Unione giovani avvocati italiani sono diverse, prima di tutto sul numero di chi esercita la professione. Cnf e Oua, scrive Isidoro Trocino sul Corriere della Sera, parlano di 230.000 unità, troppi per un Paese come l’Italia. L’Ugai, per bocca del presidente Gaetano Romano, contesta il numero: “Non è la prima volta che dissentiamo da queste cifre a nostro parere il numero esatto non può essere individuato perché non esiste un albo nazionale degli avvocati, né tantomeno mai nessuno ha provato a dimostrare questo numero nell’avvocatura”.
Ma la protesta, spiega Romano, ha anche altre ragioni: “Nessuno dice che con la riforma gli avvocati saranno vessati di nuovi esami, corsi e spese e che aumenterà il contenzioso processuale. Così come nessuno dice che la riforma dell’accesso è un bluff autentico in quanto sostanzialmente per cinque anni l’esame professionale si sosterrà come ora”.
Il Consiglio nazionale forense, però, sostiene la riforma a spada tratta e presidente del Cnf Guido Alpa, ha più volte sottolineato che il testo “è improntato a garantire la qualità della prestazione professionale a esclusivo vantaggio dei cittadini” ed è sostenuto dalla maggioranza degli avvocati italiani. La minoranza dei contrari, ammesso che sia tale, ribatte romano “si muove su internet dove fa registrare migliaia di iscritti perché non si sente rappresentata dalle sigle ufficiali. La verità è che questa riforma ha “collezionato” bocciature, non solo da parte del presidente dell’Autorità della concorrenza e del mercato Catricalà e del Governatore della Banca d’Italia Draghi nelle ultime loro relazioni annuali, ma anche da parte di tutte le associazioni imprenditoriali, dei consumatori e dai sindacati”.