Baby gang, emergenza a Napoli tre rapine, botte e soldati accerchiati
NAPOLI – A Napoli è emergenza baby gang. Rapine ai danni di coetanei, botte con catene, intimidazioni con pistole giocattolo e anche accerchiamenti ai danni dei soldati. Le zone più gettonate sono quelle delle stazioni e il lungomare. Una escalation di violenza scoppiata negli ultimi giorni con diverse aggressioni dalla scorsa settimana.
Tre ragazzi hanno tentato di salvarsi da una aggressione rifugiandosi dietro una pattuglia di militari ma sono stati raggiunti e picchiati lo stesso. L’episodio, così riportato dal Corriere del Mezzogiorno, vede protagonisti ancora una volta giovanissimi ed è avvenuto sul lungomare di Napoli, lo scorso sabato. Sul web è stato anche pubblicato un video con una sequenza dell’accaduto. I tre sarebbero stati aggrediti, davanti alla pattuglia di militari, da una trentina di coetanei: a far scattare le violenze – secondo quanto si legge nell’articolo – sarebbe stato un sorriso di scherno rivolto a una ragazzina del gruppo a causa del suo abbigliamento. Ad incitare i compagni all’aggressione, con frasi del tipo “uccideteli”, sarebbe stata una tredicenne.
Ci sono anche 4 minorenni tra i 7 componenti la baby gang accusata di avere commesso 17 rapine in due mesi, nel napoletano, perlopiù ai danni coetanei, a cui i carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli), hanno notificato altrettante misure cautelari. Il gruppo “colpiva” nelle stazioni ferroviarie e nei pressi dei bar del Napoletano utilizzando a turno una pistola giocattolo che usavano per minacciare i malcapitati e farsi consegnare il cellulare.
Le indagini dei carabinieri sono scattate dopo una serie di rapine compiute nell’area di Napoli Est nei mesi di ottobre e novembre 2017. Due dei rapinatori sono stati arrestati lo scorso 25 novembre. I membri della baby gang, dopo aver individuato le giovani vittime, in maggioranza minorenni, nelle stazioni della ferrovia Circumvesuviana, nelle piazze e nelle ville comunali dei comuni di Pomigliano d’Arco, Casalnuovo di Napoli, Brusciano, Volla e Casoria, compivano la rapina con il volto coperto e armati della pistola giocattolo per poi fuggire a bordo di scooter. I quattro minorenni sono stati chiusi nel centro di accoglienza dei Colli Aminei di Napoli mentre per gli altri tre è stata disposta la custodia nel carcere di Poggioreale.
Arturo, il 17enne accoltellato una settimana prima di Natale nel pieno centro di Napoli, torna a scuola, dai suoi compagni di classe, nel liceo Cuoco a Napoli. “Bentornato Arturo”, dice un grande striscione che i suoi amici hanno affisso all’ingresso. Sorride e ad accompagnarlo c’è la mamma, Maria Luisa Iavarone, che dal giorno dell’aggressione, non ha smesso un attimo di chiedere giustizia e il coinvolgimento di tutti per fermare la violenza di cui è stato vittima. È imbarazzato, Arturo, quando varca il portone ingresso della sua scuola. “Sono imbarazzato perché non mi aspettavo tanti giornalisti al mio ritorno a scuola, questa accoglienza dei miei compagni – dice al suo arrivo – ora mi aspettano i professori, più i che miei compagni”. “Sono emozionato, ciò che mi è mancato è stato anche questo portone – afferma – vorrei fare presto, ho lezione”.