A Bari, i 4 mila e 200 alunni delle scuole materne ed elementari a mensa mangiano troppo poco. L’allarme arriva da decine di genitori: secondo le numerose segnalazioni e i richiami giunti al Comune, il pasto servito nei settantaquattro istituti convenzionati, sarebbe “low cost”.
L’ultima denuncia arriva dall’istituto Re David, con genitori arrabbiati perché nel menu non ci sarebbero tutti i piatti indicati dal capitolato di gara. A mancare, neppure a dirlo, sono i cibi più costosi: dal vitello alla sogliola, alle lasagne e altre pietanze tanto prelibate quanto care. In realtà, la questione è ancora più complessa, perché – è questa l’accusa principale dei genitori – la riduzione delle portate sarebbe stata compiuta dalla ditta dopo l’aggiudicazione dell’appalto. Il servizio è attualmente assicurato dalla Ladisa, ditta vincitrice perché unica azienda a presentare domanda per il servizio, dopo la prima asta andata deserta.
Il ridimensionamento degli alimenti indicati nel bando, ha comportato un decremento di offerta da una ventina di portate a dodici, sia per i primi che per i secondi. Una scelta – secondo i genitori – dettata da una motivazione meramente economica. «Quello che non comprendono i genitori è che la nostra è una tabella nutrizionale e non un menu, perché non stiamo al ristorante» tuona Fabio Losito, assessore alla Pubblica istruzione e politiche giovanili.
«Le decurtazioni di alcuni alimenti sono avvenute comunque nel rispetto dei parametri indicati dalla commissione tecnica per la refezione scolastica – assicura Losito, aprendo la porta a possibili rinnovamenti: «Se le richieste saranno condivise da un numero elevato di genitori – spiega l´assessore – provvederemo a un ampliamento delle portate all´interno delle mense. Ma non parlate di fascicoli e Procure – conclude – perché in quel caso noi siamo pronti a portare tutti in tribunale perché siamo nel pieno della correttezza istituzionale»