ROMA – Barilla. Il prezzemolo dell’ideologia gay nel Mulino Rosa. Sullo spaghetto Barilla ostaggio del politicamente corretto una spruzzata di prezzemolo di ideologia gay: la cucina di un improbabile Mulino Rosa, quella descritta da Massimo Gramellini nel suo Buongiorno quotidiano, è pesante e indigesta quando scambia offese per opinioni.
Una dichiarazione pressoché banale (“Faccio spot per la famiglia tradizionale, non ci sono gay”) di Guido Barilla è diventata una questione di Stato, addirittura interpella i diritti.
Una decisione ovviamente opinabile, ma ispirata da valutazioni commerciali, non politiche o morali. Così come ispirata da valutazioni commerciali è stata la scelta opposta di Ikea, che ha spalancato le porte dei suoi spot ai gay anche per suscitare scalpore e simpatia, assegnando al proprio marchio una patente d’avanguardia.
Segue appello di Gramellini agli indignados gay già sul piede di guerra (sabotaggio carboidrati) a non sprecare energie, a non bruciarne le residue riserve in occasioni incomprensibili prima che inopportune (tipo “genitore 1” e “genitore 2”) e concentrarsi, “e battersi”, per i “i diritti degli omosessuali, la loro possibilità di accudire il compagno malato, ereditare, sposarsi, adottare, vivere liberamente l’amore. (…)”.