«Pronto? È il call center delle Ferrovie dello Stato? Mi scusi vorrei partire domani da Roma Termini e raggiungere Bari centrale in Eurostar. Può dirmi gli orari dei treni?». «Il primo treno Eurostar per Bari centrale parte da Roma Termini domani mattina alle 8.45 per arrivare a destinazione alle 13.02. La durata del viaggio è di 4 ore e 17 minuti. Il costo della seconda classe è di 50 euro». Detto fatto. L’ignaro passeggero prenota il biglietto del treno e comincia a fare i bagagli. Peccato non sappia che a Bari centrale non arriverà mai con quel treno. Si fermerà invece a Benevento. E non per concedersi una passeggiata nella antica città romana. Ma per un motivo più banale e assurdo: i binari finiscono lì.
Da Benevento, il nostro passeggero, infatti, verrà traghettato in autobus a Foggia da dove salirà su un vecchio pendolino ETR 450 (trasferito appositamente da Ancona) che lo porterà finalmente a destinazione. Costo della traversata per raggiungere la capitale della Puglia? Fino a 83 euro. Tempo: cinque ore e 47 minuti circa.
Questo è quello che accade a chi cerca di raggiungere Bari, Brindisi o Lecce da Roma. Va vanti così, anzi sta così fermo da più di un mese. Un “pit-stop” di cui nessuno parla. Nè il call center delle Ferrovie dello Stato nè tanto meno il sito Internet di Trenitalia. La tratta Roma-Lecce in realtà è stata ridotta e deviata precisamente dall’11 marzo scorso. Quando 12 milioni di metri cubi di terra e pietrisco (pari a cento volte il grattacielo Pirelli) sono scivolati inesorabilmente lungo tre chilometri e mezzo a Montaguto, provincia di Avellino, diventando quella che è stata definita “la frana attiva più grande d’Europa”.
La statale Foggia-Benevento è stata chiusa da allora. Stessa fine per la linea ferroviaria Lecce-Roma, sommersa dai detriti. Chi si avventura nel viaggio verso Sud viene fatto scendere alla stazione di Benevento e appunto dirottato sul pulmann che lo porterà a Foggia. Una deviazione che costa un’ora e mezzo di tempo di viaggio in più. Per non parlare dei frequentatori dei treni notturni. Niente più vagone letto o cuccetta perché il treno è stato soppresso. Di notte solo bus da e per Roma. Perfino il sindaco, gli assessori e alcuni impiegati comunali si sono improvvisati autisti per accompagnare gli studenti a scuola nel comune di Ariano Irpino, che dista 24 chilometri da Montaguto.
Non solo, ad oltre trenta giorni dall’interruzione della Ferrovia Benevento-Foggia c’è totale incertezza sui tempi di riattivazione della linea. Bari e il sud della Puglia continuano a rimanere isolati da Roma e Napoli con disagi per i cittadini e conseguenze disastrose per l’economia della Regione. Trenitalia ha deciso solo oggi di venire incontro ai viaggiatori che percorrono il tragitto Roma-Puglia, interessato dalla frana di Montaguto, scontando i biglietti ferroviari fino al 50%. Da domani, informa una nota, sarà applicata una riduzione temporanea media dei prezzi di circa il 20% su tutti i treni della media e lunga percorrenza, per le tratte interessate dall’interruzione. Anche per stimolare una domanda in forte flessione: «L’interruzione della linea – viene spiegato – ha già comportato per Trenitalia un danno economico di oltre tre milioni di euro, derivante dal calo degli introiti e dai maggiori costi sostenuti per la gestione dell’emergenza».
D’altro canto le istituzioni, pronte a sfilare nel giorno del disastro, sembrano scomparse nel nulla. Il Consiglio dei Ministri è del tutto impermeabile alle richieste provenienti dai territori interessati alla frana. Ad oggi non è stato ancora dichiarato lo stato di calamità naturale. Fresco di nomina, il governatore Nichi Vendola continua a denunciare l’apatia del Governo centrale, chiedendo l’attivazione di una temporanea navetta aerea tra Bari e Roma a tariffa agevolata. Ma nessuno sembra preoccuparsene. La risposta è la stessa: i soldi non ci sono. Solo promesse di finanziamenti. E comincia il rimpallo delle responsabilità tra Regione e Protezione Civile.
Eppure che la Benevento-Foggia fosse una linea ad alto rischio idrogeologico si sapeva da tempo. Almeno dal 2006, quando il sindaco di Montaguto, Giuseppe Andreano, aveva convocato in municipio Protezione civile, Ferrovie, Anas ed Enel per allertarli dei sommovimenti in atto e del rischio frana. «Ottenni in due mesi – racconta Andreano – solo l’arrivo di Bertolaso che fece decretare al Governo lo stato di emergenza e uno stanziamento di 2 milioni di euro». Soldi che però non sono mai arrivati. In quattro anni, la montagna ha continuato il suo processo di erosione e la frana ha proseguito il suo percorso andando a lambire la strada e la ferrovia. Cosa che ha costretto il Comune a chiudere la strada sottostante la montagna per diverse volte negli ultimi tre anni.