L’episodio risale ai primi di dicembre, quando un senegalese prende un appuntamento con un cliente che per due volte si è fatto consegnare della merce senza pagarla. L’incontro avviene in via Broseta, a Bergamo. Mentre il senegalese attende che l’uomo gli consegni il denaro, arriva una volante della polizia.
Gli agenti caricano l’ambulante in macchina, lo portano in una zona periferica e gli sottraggono scarpe e giubbotti contraffatti per un valore compreso fra i 600 e i 900 euro. Gli prendono anche una piccola somma di denaro dal portafoglio e lo mandano via, senza scrivere alcun rapporto.
L’immigrato, pur essendo clandestino e sapendo in tal modo di auto-denunciarsi, decide comunque di raccontare tutto in Questura. Le indagini partono, ma l’atto di coraggio costa al senegalese un provvedimento di espulsione.
Ăˆ il questore Matteo Turillo a ricostruire la vicenda, durante la conferenza stampa organizzata dopo che ieri mattina il gip Bianca Maria Bianchi ha emesso, su richiesta del pm Giancarlo Mancusi, un ordine di custodia cautelare.
Due agenti, di 47 e 34 anni, sono stati arrestati con l’accusa di violenza privata e peculato (reato per cui un pubblico ufficiale si appropria di merce o denaro sequestrato in servizio), mentre un terzo di 41 anni è finito ai domiciliari perchĂ© indagato per favoreggiamento e falsitĂ in atti (avrebbe confermato una falsa tesi secondo cui il senegalese fuggì dalla volante).
In manette anche il cittadino italiano di 43 anni che aveva incontrato l’ambulante a via Broseta: accusato di peculato, sembra fosse d’accordo con gli agenti.
I poliziotti sono stati arrestati dai colleghi del loro stesso reparto. Un gesto simbolico che perĂ² non è in grado di cancellare l’amarezza dalle parole del questore Turillo: «Questo è un fatto che ci colpisce e ci umilia».
*Scuola di Giornalismo Luiss
