Aveva soffocato la propria bimba subito dopo il parto, in casa, lontano dagli occhi del marito e degli altri tre figli: con questa accusa, una trentanovenne di Castelletto Cervo (Biella) oggi è stata condannata dal gup Claudio Passerini, del tribunale di Biella, a quattordici anni di reclusione.
La donna, riconosciuta seminferma di mente, è in cura nella struttura ”Fatebenefratelli” di San Maurizio Canavese (Torino). Il fatto risale al settembre del 2009. La madre (difesa dall’avvocato Franco Giardino Roc) partorì al buio, in piedi, e dopo aver recuperato la piccina da terra le mise una mano sulla bocca perché non piangesse, soffocandola. Quando il marito si accorse di ciò che era successo, chiamò una parente.
La famiglia versava in difficili condizioni economiche, e al suo interno i rapporti erano piuttosto tesi. Undici anni prima, la donna aveva tentato di abbandonare il terzo figlio, neonato, in una scatola di cartone appoggiata su un davanzale di una casa vicina. I tre ragazzini (che oggi hanno 15, 13 e 12 anni) sono tutelati da un curatore speciale che, al processo, si è costituito parte civile con l’avvocato Anna Ronfani.