FIRENZE, 25 NOV – In ballo ci sono 3 milioni di euro, ma la questione e' piu' di forma che di sostanza. Un avvocato accusa l'Asl di Firenze di non aver ancora pagato la provvisionale del risarcimento danni stabilito dal giudice di primo grado per la famiglia di una una ragazzina di 11 anni morta nel 2008: i medici non le diagnosticarono un'appendicite, poi degenerata in peritonite. ''La sentenza e' del gennaio scorso – spiega l'avvocato, Filippo Viggiano – ma finora abbiamo ricevuto una sola telefonata dall'assicurazione. Poi nulla. Da un punto di vista giuridico non ci sono illeciti ma, eticamente, e' un comportamento censurabile''.
L'avvocato spiega che all'Asl e' stato notificato ''il precetto che, trascorsi 10 giorni, da' diritto all'esecuzione forzata'', in pratica al pignoramento dei beni dell'azienda sanitaria. Per il momento, pero', di pignoramenti non si parla. Primo perche' ''e' un'operazione disagevole e complessa – spiega Viggiano – I beni degli enti sono gravati da innumerevoli vincoli di destinazione che li rendono, di fatto o di diritto, inaggredibili''. Ma soprattutto perche' l'Asl, in accordo con la propria assicurazione, ha mosso i suoi passi, facendo richiesta alla corte di Appello di sospendere il pagamento. I giudici decideranno se accoglierla o meno in un'udienza gia' fissata per dicembre. ''Quindi – continua Viggiano – prima di procedere abbiamo deciso di aspettare quella data''.
I 3 milioni dovrebbero essere pagati, in solido, dalla Asl, da un medico di guardia e da una pediatra condannati penalmente (rispettivamente a otto mesi e a un anno di reclusione) e da un'altra pediatra ritenuta responsabile ma solo in sede civile. Quest'ultima decisione fece discutere: la dottoressa era in ferie e si era fatta sostituire dalla collega poi condannata. L'Asl fa notare come gli stipendi dei medici condannati siano gia' pignorati e come, trattandosi si soldi pubblici, sia doveroso, prima di procedere al pagamento, chiedere che vengano svolti tutti gli accertamenti possibili. E' prassi. Nel caso di condanna definitiva, comunque, sara' l'assicurazione a dover pagare il risarcimento del danno.
Nella sostanza, nulla da eccepire da parte dell'avvocato: ''Rilevo soltanto – spiega – come, in questo caso l'ente pubblico si si sia comportato come un privato. L'ente puo' rifiutarsi di collaborare spontaneamente all'esecuzione di una sentenza ma, sotto il profilo etico, un simile comportamento e' censurabile. In questi casi, di solito ci sono contatti continuai con l'assicurazione, c'e' dialogo, accordo. Invece mi e' stato risposto solo con appuntamenti dal giudice''.